martedì 22 marzo 2011

Pizza, spaghetti, crocefisso e mandolino



Con la sentenza definitiva emessa ieri, la Corte europea per i diritti dell'uomo ha messo la parola fine alla vicenda del crocefisso nelle aule scolastiche; l'esito (quindici voti favorevoli al ricorso del Governo italiano e due contrari) è negativo per la famiglia ricorrente, i signori Lautsi - Albertin (appoggiati e assistiti legalmente dall'Uaar), per il principio di laicità che viene calpestato per l'ennesima volta, e in definitiva per il Paese tutto, a dispetto dei prevedibili trionfalismi vaticani e governativi.
E' una sconfitta, in quest'ultimo caso, perché ribaltando totalmente la prima sentenza in assenza di fatti nuovi e contro la logica (ricordiamo che il ricorso del Governo italiano si basava eslcusivamente su tesi astratte, necessariamente ideologiche e prive di coerenza perfino semantica, ove afferma che un simbolo religioso è contemporaneamente simbolo della laicità dello Stato, e quindi di neutralità rispetto all'insieme delle confessioni professate nel Paese), ci espone al sospetto che l'elemento decisivo che ha fatto cambiare idea alla Corte (della cui coerenza ci asteniamo dal commentare) sia stato esclusivamente esibizione di 'abilità diplomatica' da parte del Governo italiano, se non proprio di qualche tipo di pressione politica o proposta di scambio non meglio precisabile, al momento, ma non infrequente in politica anche a livello continentale.

Per le ragioni di cui sopra, risulta plausibile nonché comprensibile il primo commento della famiglia ricorrente: "Un simile cambiamento di opinione tra il primo e il secondo grado non può che essere dovuto alle enormi pressioni messe in campo dalla Chiesa cattolica". Come volevasi dimostrare.

Per i vincitori più ragionevoli (gli estremisti non ci interessano) ora è facile sostenere che in fondo un pezzetto di legno appeso a un muro non costituisce discrimine per chi non ne condivide il significato (che poi è la sostanza della sentenza, a ulteriore scorno dei vincitori), ma è evidente che la posta in gioco era ben altra, oltre a questa: da parte della Chiesa è stata una esibizione di forza, una prova generale in vista di probabili rinnovate pretese cattoliche in sede di discussione -che prima o poi sarà ripresa- verso la Costituzione europea, ma una prova di forza anche e soprattutto nel nostro Paese, dove le pretese vaticane crescono di anno in anno (ora di religione, finanziamento delle scuole confessionali, e tutto quel mare di privilegi che noi conosciamo bene), dove molto probabilmente ora si assisterà al pagamento di nuove 'cambiali politiche'; ma sia chiaro, queste restano oramai imposizioni esclusivamente di tipo sociale, legislativo e culturale, visto che sul piano della spiritualità, l'unico che competerebbe ai signori d'oltretevere, l'influenza della dottrina cattolica sulle singole coscienze rimane piuttosto scarsa. In sostanza è un altro passo avanti verso la definitiva trasformazione della religione da dimensione spirituale a questione di puro potere, un fatto esclusivamente ideologico e secolare.
Sta scritto: "Dalle vostre opere vi riconosceranno". Infatti, li riconosciamo benissimo.
Accettano e prendono come vittoria persino una sentenza, per ottenere la quale hanno accettato l'appoggio dei paesi europei meno evoluti in tema di diritti civili -e non è la prima volta che questa classe dirigente ci mette tutti al seguito di discutibili compagni di viaggio, da Putin a Gheddafi a Ben Alì, che riduce il simbolo principe della religione cattolica a un feticcio qualsiasi, come un ornamento da parete, un "simbolo passivo" che non vuol dire nulla di più di un poster della nazionale di calcio.
Massimo Albertin ha lasciato intendere che forse la vicenda potrebbe non finire qui, visto che la Corte ha accolto in toto tra le motivazioni del Governo italiano anche le bugie clamorose raccontate ai giudici, senza verificarle, per esempio che l'insegnamento della religione non è obbligatorio e che l'ora alternativa è sempre garantita, o che nelle scuole si festeggia pure la fine del ramadam.

Quanto al mondo laico, ora ci si rimbocchi le maniche e si continui a pretendere uguaglianza tra credenti e non credenti in ogni sede e con ogni mezzo lecito, come si è sempre fatto, la strada è lunga e non è consentito fermarsi.

Infine, nell'esprimere solidarietà alla famiglia di Soile Lautsi, che si è 'sporcata le mani' e si è esposta in prima persona in una battaglia di civiltà condotta, come tutte le battaglie di civiltà, anche per conto di tutti noi, auspichiamo che ora avvenga il miracolo: che una volta intascata la vittoria, da parte del clero, di clericali e cattolicisti si ritrovi la volontà di ascoltare le ragioni degli altri.

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