martedì 2 febbraio 2010

Elogio dell'eufemismo



L'eufemismo (dal verbo greco ευφημέω (Euphemèo), «risuonare bene» oppure dal verbo greco ευφημί (Euphemì), «parlar bene, dir bene») è una figura retorica che consiste nell'uso di una parola o di una perifrasi al fine di attenuare il carico espressivo di ciò che si intende dire, perché ritenuto o troppo banale, o troppo offensivo, osceno o troppo crudo. Ad esempio: «Questo piatto lascia a desiderare» per non dire che è ripugnante; «Una persona non particolarmente intelligente» per non dire che è stupida; «Il caro nonno non è più tra noi» per attenuare una proposizione di senso troppo crudo del tipo «Il nonno è morto»; «La mamma è passata a miglior vita» per indicare che è deceduta.
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A volte è davvero necessario usare le parole appropriatamente, è necessario chiamare le cose col loro nome; specialmente in un'epoca - quella in cui viviamo - dove l'uso del linguaggio è un'arma potente, e quest'arma è troppo spesso in mano a individui e istituzioni che la usano per confondere e fregare il prossimo, costruendosi un potere di vita e di morte su chi si lascia affascinare. Ad esempio la parola: razzismo.

In alcuni ambienti viene comunemente stigmatizzato l'uso che taluni farebbero di questo vocabolo, si sostiene che si può usare  - semmai - solo per definire eventi e personalità che la storia ha già catalogato, giudicato e messo da parte. Ad esempio i regimi nazifascisti del '900, la loro controparte nel socialismo reale, la segregazione razziale nelle Americhe ai danni dei neri deportati dall'Africa come schiavi, o quella nel Sudafrica ad opera della classe dominante scesa dall'Europa. Al massimo il Ku Klux Klan coi cappucci bianchi, i cappi appesi agli alberi e i roghi delle baracche. Insomma, atteggiamenti fin troppo facilmente identificabili come discriminatori e fondati su un qualche tipo di ideologia, a seconda delle vittime della discriminazione, ma non certo l'avversione nei confronti delle persone omosessuali (termine col quale da qui in poi ci riferiremo a tutte le persone glbt: gay lesbian bisexual e transgender), tra le vittime preferite di certa propaganda religiosa, in questo periodo storico. In fondo - è tra gli argomenti di autodifesa di costoro - gli omosessuali possono già fare quello che vogliono (meglio se a casa loro, s'intende) e non hanno bisogno di altre tutele, anzi, la loro sarebbe persino una lobby mondiale, una sorta di Spectre che mira a svilire la natura umana e minare la società intera e la famiglia tradizionale, basate entrambe sul matrimonio eterosessuale e religioso. Una minaccia concreta, quindi.

Che cos'è il razzismo? Solo la stigmatizzazione di presunte differenze etniche, genetiche, culturali o storiche tra i popoli della Terra portata all'eccesso? Vediamo che ne dice il dizionario (De Mauro):

razzìsmo
s.m.
CO insieme degli orientamenti e degli atteggiamenti che distinguono razze superiori da razze inferiori e attuano comportamenti che vanno dalla discriminazione sociale, giuridica e istituzionale alla persecuzione e allo sterminio di massa, volti a tutelare la purezza della razza superiore e la sua egemonia sulle razze inferiori. estens., ogni atteggiamento discriminatorio variamente motivato nei confronti di persone diverse per categoria, estrazione sociale, sesso, opinioni religiose o provenienza geografica

e Wikipedia è ancora più precisa:

(...) in senso colloquiale definisce ogni atteggiamento attivo di intolleranza (che può tradursi in minacce, discriminazione, violenza) verso gruppi di persone identificabili attraverso la loro cultura, religione, etnia, sesso, sessualità, aspetto fisico o altre caratteristiche.

Questo basta e avanza.

La teoria della Chiesa cattolica, e quindi della religione che rappresenta (condivisa nella sostanza dall'islamismo e dall'ebraismo, e da una serie di altre religioni, sette, filosofie e ideologie minori) sull'omosessualità è enunciata in maniera esemplare in questo documento, intitolato Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non-discriminazione delle persone omosessuali svolte dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (la quale, ricordiamo, deriva dal Sant'Uffizio e quindi, storicamente, dal Tribunale dell'Inquisizione, fino al 2005 e per ben 24 anni retta dall'attuale papa Joseph Ratzinger, che quindi 'firmò' di suo pugno questo documento), ed è che l'omosessualità sia una una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale, una inclinazione oggettivamente disordinata, una pratica che sta minacciando seriamente la vita e il benessere di un gran numero di persone; insomma una specie malattia psicologica (oltre che un peccato vero e proprio, ma solo se "praticata"), nonché una prova che dio (non sapendo che altro fare) avrebbe dato solo ad alcuni. Nonostante questo, gli "psichiatri cattolici" si sono di fatto inventati una nuova, grossolana (eufemismo...) branca della psicologia che va contro tutte le altre, propugnata da improbabili e discussi 'specialisti', e pazienza se ha provocato una netta presa di distanza da parte dell'Ordine dei Medici e degli Psicologi.
Quindi: una devianza netta rispetto alla "normalità" (l'uso delle virgolette è d'obbligo) o "naturalità", dove la sessualità e l'affettività omosessuale, e quindi per estensione - negli inevitabili sviluppi socioculturali - tutto l'individuo che ne è titolare, deve essere intesa come anormale, innaturale; in una parola: inferiore.

Il documento appena citato, tra l'altro, scinde nettamente la persona dalla sua sessualità, la tendenza dalla pratica. E' un modo a dir poco limitato (altro eufemismo...) di intendere la sessualità e tutto quello che le sta intorno: una delle forme di comunicazione tra esseri umani più completa, totalizzante, profonda, giacché - e almeno questo concetto i credenti dovrebbero capirlo - gli uomini non comunicano tra loro solo a parole. (A scanso di equivoci: ci riferiamo a esseri umani maturi, consapevoli e consenzienti.) Aspetti perversi di questa spiacevole visione della sessualità emergono poi anche nella cosiddetta "terapia riparativa" di cui sopra, quando al "malato" omosessuale viene chiesto ossessivamente se ha subito penetrazioni anali e se si, quante. In effetti c'è una certa coerenza: anche parlando di amore coniugale si interessano solo al numero di penetrazioni vaginali, in quale posizione e quante volte avvengono.
Desolante davvero, questo si che è snaturare e avvilire l'essere umano, frantumare con violenza la sua completezza nel nome della sessuofobia di cui soffrirono alcuni di quelli che scrissero migliaia di anni fa quei testi poi diventati sacri per la religione.
Tutto questo mentre qualcuno si aspetta persino una prova che l'omosessualità sia un difetto genetico e come tale curabile, stavolta con terapie chirurgiche, cosa che la 'scienza' cattolicista potrebbe persino arrivare a dimostrare: d'altronde, se sostengono che una vergine può partorire e rimanere tale!

Tornando al tema, la parola chiave è: minaccia.

Adolf Hitler, nel Mein Kampf, affermò che l'incrocio delle razze determina il decadimento fisico e spirituale della razza superiore; dunque è una minaccia. Come furono una minaccia - giova ricordarlo, visto che ogni volta che si celebra la Giornata della Memoria (magari con pelose ri-scuse papali agli ebrei) nessuno se ne ricorda - le persone omosessuali, i rom, gli oppositori del regime in genere.
La persecuzione contro gli omosessuali in Germania conta circa 100.000 persone arrestate, centinaia di castrazioni per ordine del tribunale e 15.000 deportati nei lager. C’è chi parla di 600.000 vittime perché molti gay vennero arrestati in quanto ebrei o dissidenti. Solo nel 2002 il Parlamento tedesco, che pure non ha nulla a che vedere col regime nazista, ha chiesto ufficialmente scusa agli omosessuali.

Ecco, non è difficile scorgere nell'omofobia istituzionale e culturale di oggi delle sinistre similitudini con la discriminazione degli ebrei dei secoli scorsi; in fondo gli argomenti sono quasi gli stessi: le accuse di Hitler agli ebrei furono molto pesanti, egli sosteneva che l'ebreo una volta arricchitosi è in grado di influenzare il potere politico contro gli interessi della stessa nazione. Se invece l'ebreo non si arricchiva diventava un comunista, per cui in entrambi i casi egli aspirava al dominio del mondo.
Insomma, a loro veniva imputato di voler dominare il mondo mediante azione di lobbing sotterranea, di voler impadronirsi del denaro dell'occidente; e poi gli ebrei, secondo la propaganda antisemita, erano tirchi, avidi, persino brutti; tutti luoghi comuni che in parte resistono tutt'ora, lo sappiamo bene. 
E' straordinario come le due situazioni coincidano: ebrei allora, persone omosessuali allora e ancora oggi, tutti costituiscono una minaccia, vuoi alla 'purezza della razza', vuoi alla 'natura umana' (per la religione cattolica), basata sulla famiglia eterosessuale fondata sul matrimonio cristiano e finalizzata alla procreazione. Le persone omosessuali vengono invariabilmente definite contro natura, viziose, ideologizzate (nel presunto tentativo di imporre uno 'stile di vita gay'), anche solo la loro visibilità è quanto meno diseducativa, se non potenzialmente traviante per la gioventù di sani principi etici. Le coppie omosessuali, poi, essendo sterili (persino costituzionalmente sterili, secondo l'ineffabile ex ministro Mara Carfagna), sono fondate su un capriccio, dannose per la morale, egocentriche e arroganti nella loro pretesa di adottare bambini. Insomma contengono un difetto genetico e un seme ideologico che se lasciato germogliare può distruggere il mondo. Quindi, persone e coppie omosessuali sono minacciose.

Ed è perfettamente inutile ricordare a costoro che da tempo l'OMS ha derubricato la omosessualità come malattia, inutile ricordare il documento di condanna dell'omofobia dell'Unione Europea. Le risposte saranno invariabilmente queste: in Europa c'é la lobby gay/comunista (e poco importa che il Parlamento Europeo sia a maggioranza Popolare cioè di centrodestra), la natura ha creato uomo-e-donna, e tutte le altre forme di pseudo-affettività vanno combattute e/o curate. Menzogne risolutamente ripetute, con abile strategia propagandistica ben collaudata, basata sulla negazione dell'evidenza.
Dunque, se "l'incrocio delle razze determina il decadimento fisico e spirituale della razza superiore", il riconoscimento pubblico delle coppie omosessuali, e ancora prima l'accettazione dello stile di vita omosessuale, provoca lo snaturamento della famiglia tradizionale e dell'intera società fondata sul matrimonio eterosessuale. Le due cose coincidono: un evento (l'incrocio delle razze e il riconoscimento pubblico delle persone omosessuali) provoca una reazione disastrosa (decadimento della razza superiore e rovina della famiglia tradizionale e della società). Un meccanismo pseudo logico, ovviamente non dimostrabile ma tuttavia inalterato nel tempo nella sua follia ideologica, e portatore di conseguenze nefaste - queste vere e constatabili - per le persone che sono oggetto della discriminazione. Ma solo quello di Hitler si può chiamare razzismo, per gli adepti del politicamente corretto, non quello di Joseph Ratzinger, Karol Wojtyla e i loro predecessori. Il Mein Kampf è razzista, il Catechismo della Chiesa cattolica no. 
E' ora di finirla con questa ipocrisia.

In tutto ciò come detto, il ruolo della Chiesa cattolica, in realtà delle religioni monoteiste (nonché, va riconosciuto, di altre ideologie totalitarie - a cominciare dal comunismo - che tuttavia sono venute molto dopo e sono durate infinitamente meno), è ancora determinante: è l'alfa e l'omega di tutte queste idee deliranti e delle persecuzioni che si sono protratte per millenni, è la più portentosa fabbrica di discriminazione e odio sociale mai apparsa sulla faccia della terra. Non va dimenticato che solo fino a un paio di secoli fa la Chiesa cattolica - che allora coincideva con lo Stato - praticava tutto l'armamentario di angherie e soprusi che oggi tutto il mondo imputa con orrore ai regimi teocratici islamici: arresti, torture, esecuzioni.
E' stata dimostrata la falsità dei Protocolli dei Savi di Sion, formidabile rilancio in epoca moderna di un antisemitismo già ben avviato dai cristiani; ma è davvero dura disinnescare la pericolosità dell'interpretazione pretestuosa, ideologica e decontestualizzata di due o tre passaggi dei testi sacri della religione, che risalgono a migliaia di anni fa, dalla vicenda di Sodoma alle poche righe scritte dal sessuofobo e misogino esaltato Saulo di Tarso, un convertito al cristianesimo; guarda caso.

Questa tendenza, adeguata ai tempi, permane ben radicata negli interventi pubblici delle gerarchie (innumerevoli gli esempi) e nella Dottrina ufficiale: il capoverso 7 del documento firmato da Ratzinger sopra citato è esemplare, anche per l'astuzia perfida con la quale è stato formulato:

«Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev'essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni».

Si, però...

« [...] la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all'affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata. Quando tale affermazione viene accolta e di conseguenza l'attività omosessuale è accettata come buona, oppure quando viene introdotta una legislazione civile per proteggere un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto, né la Chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche altre opinioni e pratiche distorte guadagnano terreno e se i comportamenti irrazionali e violenti aumentano».

Chiarissimo. Come dire: se la donna mette la minigonna non può lamentarsi se poi la stuprano.

Tanto chiaro che tempo fa qualcuno oltre Tevere si è preso la briga, ufficialmente con una "iniziativa personale" (ancora un eufemismo), di scrivere una lettera ai deputati del Partito Popolare Europeo a Strasburgo chiedendo il loro impegno per "modificare un progetto di risoluzione sulle discriminazioni sessuali", che prevedeva nella stesura iniziale il voto su delle norme sulla discriminazione di genere, con implicito un accenno a una normativa sulla legalizzazione delle coppie omosessuali, vero spauracchio delle gerarchie cattoliche. Sullo sfondo della grottesca pretesa cattolica - avanzata persino all'Onu - di non discriminare quei paesi che discriminano (e spesso uccidono) gli omosessuali.
Coerenti, non c'è che dire, nella loro istigazione all'odio, alla discriminazione, al disprezzo delle diversità, con la loro arroganza politica di tendenza eversiva quando si invita apertamente a disobbedire alle leggi che vanno contro la loro etica. Sempre lì a indicare al popolo dei fedeli (e non) chi sono i nemici di turno. E tutto nel nome del Dio dell'amore e della carità.

Ecco perché parliamo di razzismo: per dimensioni, diffusione planetaria e per la ferocia che la caratterizza, l'omofobia è l'ultima, grande tragedia del razzismo nel mondo. E la protagonista assoluta, prima attrice e agente, è ancora una volta la religione e chi la propugna e la fiancheggia, tentando anche di portarla nelle istituzioni: i politici dichiaratamente cattolici (conta poco se lo sono veramente) che confondono la democrazia con la dittatura della maggioranza e le loro esternazioni sguaiatamente omofobe (« [...] considerando che le dichiarazioni e le azioni dei dirigenti politici e religiosi hanno un impatto considerevole sull'opinione pubblica e che quindi essi hanno l'importante responsabilità di contribuire in modo positivo a un clima di tolleranza e parità», dice non a caso ed esplicitamente il documento della UE sopra citato), ma soprattutto i loro instancabili tentativi di trasformare in legge il precetto religioso, trasformando di fatto la democrazia laica in uno stato etico. Per la proprietà transitiva, sono - evidentemente - razzisti pure loro.
Ma guai a parlare chiaramente di razzismo, si offendono.

Non ci deve interessare se lor signori si dispiacciono se li chiamiamo razzisti, perché è quello che sono: razzisti. La religione è razzista, il papa è razzista, il clero e anche i politici cattolici (tolte le eccezioni) sono razzisti.
Ristabilire la realtà dei fatti nella sua chiarezza, dare a ogni cosa il suo nome, spezzare la millenaria catena di mistificazione grazie alla quale prosperano ideologie e follie collettive, è importantissimo nel cammino verso la maturità e la consapevolezza di un paese e di un popolo che si vuole definire civile e giusto, una democrazia matura.

Altrimenti che dovremmo fare per compiacerli ancora, perseverare nell'ipocrisia, usare un grazioso eufemismo e chiamarli diversamente tolleranti, così salviamo la forma e siamo tutti contenti?


Modificato il 30 luglio 2012

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