venerdì 18 marzo 2011

Maschio, chi ti ha detto che eri nudo?



A proposito dell'uso (e abuso) del corpo nell'epoca contemporanea, di come il corpo sia stato caricato di significati trasgressivi o pressoché esclusivamente sessuali e commerciali. Di quello femminile è stato già detto molto, assai poco invece si dice dell'uso di quello maschile.

Bisogna fare alcune premesse, a partire dalla constatazione che la nostra cultura sconta una storica fobia del nudo, ovvero della nudità del corpo, che generalmente crea quanto meno disagio a seconda del contesto, ma raramente viene vissuta come un fatto del tutto naturale, spogliato (è il caso di dire) di ogni significato accessorio o superfluo a cominciare dai pudori instillati dalla tradizione cristiana: è forse vero che oggi la nudità non può essere ostentata ovunque, ma non può essere nemmeno nascosta ossessivamente e compulsivamente, cosa che in passato ha prodotto fenomeni perversi come la campagna della foglia di fico e l'arte del Braghettone nel Rinascimento.
Nulla resta della naturalezza dell'era classica, di quell'innocenza che è stata spazzata via -insieme a tanti altri aspetti culturali dei popoli pre-cristo- dal moralismo perfido e dal furore censorio del cristianesimo: «dio sa come sei fatto», dicono suorine e pretini d'estate, quando vedono minigonne e jeans a vita bassa, «quindi non c'é bisogno che ti mostri in giro mezzo nudo». E giù a tappezzare l'ingresso di chiese e basiliche con divieti di shorts e t-shirts. Se dio sa come sono fatto, si dovrebbe rispondere, a che serve coprirmi e nascondere il mio corpo? Ma oramai il danno è fatto, la nudità innocente dei corpi nelle terme romane e nei giochi olimpici dell'era classica sono incompatibili con la 'modernità' occidentale cristianizzata e sono confinati nel mito. Poi però, salendo di livello rispetto a suorine e pretini, se le tv del capo ti sbattono in faccia culi e tette spacciandoli per "ironia", questo alle sottane del Vaticano va bene, infatti in merito non si sono mai viste tutte le levate di scudi alle quali si assiste invece quando si parla di unioni civili o testamento biologico, o alle quali non si assiste quando -non- si parla di pedofilia clericale; almeno finché il capo continua a foraggiare le stesse sottane di cui sopra.

Infine, è senz'altro vero che la disuguaglianza atavica tra il genere femminile e quello maschile mette quasi esclusivamente il primo nella condizione di "oggetto" destinato a utilizzatori finali di vario tipo e moralità assortite, per cui lungi da noi l'intento di fare un confronto tra le due condizioni; statisticamente i maschi rischiano molto meno l'abuso fisico vero e proprio.
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Detto questo, è indubbio che negli ultimi decenni anche il corpo maschile -in minima parte rispetto a quello femminile, s'intende- è assurto allo status di oggetto decorativo e suscitatore di appetiti di facile sfruttamento commerciale. Se sia un traguardo di effettiva parità di genere piuttosto che un livellamento verso il basso, sta al lettore giudicare.

Si narra ad esempio che un modello della casa di moda Abercrombie & Fitch , famosa soprattutto per l'avvenenza dei modelli usati in pubblicità nonché per avere dei mega store dove quei ragazzi stanno perennemente a torso nudo per la gioia -e i bassi istinti- di clienti e avventori, sia stato licenziato in tronco perché durante una pausa di lavoro ha osato mangiare un croissant, compiendo così un attentato alla sua forma fisica, nonché alla fonte di guadagno dei suoi datori di lavoro.

L'occasione per affrontare l'argomento ci viene da uno studio del magazine Jezebel riportato da Giornalettismo.it, ove emerge un fatto noto (gli uomini vedono il corpo delle donne come oggetto di consumo) e uno meno noto: di fronte all'immagine di un corpo maschile nudo, le reazioni dei due sessi sono sostanzialmente diverse; una donna si sentirà a disagio mentre un uomo sentirà minacciata la sua mascolinità.

«Gli uomini» riporta l'articolo «rispondono sia asserendo estremo disinteresse, o riaffermando la propria eterosessualità, o entrambi. Non mettono se stessi a confronto con i nudi maschili (come fanno le donne con i nudi femminili), tranne che per dire che entrambi sono uomini e che quindi “non c’è niente da vedere”. Inoltre, proprio perchè gli uomini sono stati addestrati ad essere un soggetto sessuale lussurioso, vedere nudi maschili tende a sollevare lo spettro dell’omosessualità. Non possono vedere i corpi come nient’altro che oggetti sessuali».

L'articolista conclude: «Gli uomini, per lo più, rigettano l’avance seduttiva di un uomo nudo. Allo stesso modo, alcune donne accolgono l’avance, ma molte sentono una combinazione di vergogna, colpa o repulsione nell’interazione con l’immagine. Le donne, spiega Jezebel, sono così assuefatte ad essere “oggetti sessuali” che vivono con vergogna il guardare quello che si propone come oggetto sessuale per loro».

Insomma, di strada da fare ce ne è ancora tantissima, ma se gli uomini si mettessero seriamente in discussione forse si farebbe prima.


Già pubblicato qui.

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