mercoledì 27 gennaio 2010

Testa o Croce?



Ma insomma, che cos'é 'sto crocefisso? Simbolo religioso? Culturale? Tradizionale? Simbolo della laicità dello stato? Identitario, politico, d'amore, d'odio... cosa?

Perché non s'é capito bene, in questi mesi, dalla famigerata sentenza della Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, che in un colpo solo (e all'unanimità) ha sconfessato i nostri Tar, Consiglio di Stato e Corte Costituzionale, tutti (spiace rilevarlo) distintisi in meravigliose acrobazie lessicali e ardite interpretazioni della carta costituzionale, per non dare troppo fastidio a vescovi, lobbies ecclesiali e politicanti cattolici o sedicenti tali. Alla fine s'è capito solo che ogni pezzo della società italiana lo vede un pò come gli pare, e lo brandisce a modo suo, con esiti spesso comici, grotteschi, surreali, più spesso preoccupanti almeno per i toni usati nel "dibattito"; che poi a chiamarlo dibattito ci si deve sforzare, essendo più simile a un monologo di chi detiene il quasi monopolio dell'informazione, del quale usufruisce abbondantemente la Chiesa.

Ma, al di là delle numerose strumentalizzazioni, cosa dice questa 'benedetta' sentenza? In sintesi, stabilisce solamente che lo Stato laico, nei suoi luoghi istituzionali (scuole nel caso in questione, ma anche tribunali ecc.) deve essere assolutamente neutrale rispetto a qualunque tipo di ideologia, religiosa e non; in virtù, aggiungo io, di quello che -per fortuna- i padri costituenti hanno voluto chiarire nella nostra Costituzione, anche perché non c'é affatto omogeneità nelle professioni di fede -o altre ideologie- nella cittadinanza. Non ha senso dire che l'Italia è un Paese cattolico; non lo aveva prima, visto che il cattolicesimo non è più religione di Stato, tanto meno lo ha adesso che è a tutti gli effetti un Paese multiculturale e multireligioso, ma anche non religioso del tutto, per una parte non trascurabile della popolazione. Lo Stato (cioé tutti noi cittadini contribuenti, credenti e non) non può 'indossare' solo i simboli di qualche presunta maggioranza: la democrazia non è dittatura della maggioranza, o meglio, la maggioranze non devono imporsi a randellate sulle minoranze!
Dunque, nessuno ha mai parlato di chiudere le chiese, arrestare i preti e cacciare il Papa. Chi sostiene questo, e nelle scorse settimane ha sobillato il popolino con grande disonestà intellettuale, mente sapendo di mentire.
Nei Paesi civili d'Europa la situazione è ben diversa: mentre qui i crocefissi nelle scuole sono apparsi in massa col fascismo, in Francia non ci sono più da un secolo, in Spagna si discute in maniera meno esagitata se toglierlo mentre nei paesi protestanti non ci sono mai stati.

Riguardo al 'dibattito' di cui sopra, è interessante notare due cose: la prima riguarda tanti credenti o sedicenti tali, i quali fanno una comica gara a chi svuota prima e meglio quel simbolo del suo significato, che è in primis assolutamente spirituale, perché "marchio" di una religione e in quanto tale latore di un significato, di più, di un messaggio ben preciso e inequivocabile:

“Il crocifisso è oggi un simbolo cristiano che parte da un fatto: un uomo chiamato Gesù e soprannominato Cristo è stato condannato a morte per crocifissione (...). Da quest’atto volontariamente accettato dal Cristo (e dalla sua risurrezione affermata dai suoi discepoli) è nato il cristianesimo. Da allora, il crocifisso, oggetto di obbrobrio, è diventato simbolo di fede per miliardi di persone e più ancora simbolo di amore. Quest’uomo Gesù ha così rovesciato il senso della croce, a causa della propria vita: morendo, ha dato significato al fatto di dare la vita per altri.”.

Dice padre Samir Khalil Samir, gesuita, professore all’Université Saint Joseph di Beirut, al Pontificio Istituto Orientale di Roma e alle “Facultés Jésuites de Paris”, fondatore e direttore in Libano del Centre de Documentation et de Recherches Arabes Chrétiennes, dunque una fonte autorevole (il quale però poi parte per la tangente, affermando che "la croce, indipendentemente dal cristianesimo e dalla fede cristiana, ha preso un significato umanistico", esibendosi così nel noto giochetto cattolico di imporre la propria filosofia a tutti con abili trucchi semantici).

Non è dunque un semplice simbolo di una 'tradizione' o di una cultura, chi insiste fa un torto egli stesso al crocefisso che cerca di difendere e a ciò che rappresenta, di fatto equiparandolo ad ogni altro simbolo della nostra cultura e della nostra tradizione, come ad esempio la pizza, il mandolino, gli spaghetti; come se i muri degli uffici pubblici debbano essere trasformati in quelli di una pro loco qualsiasi.
Ecco perché è assai divertente (o grottesca, farsesca) la cagnara dei pollai televisivi e dei palazzi della politica, spesso indistinguibili gli uni dagli altri, dove tuttologi furiosi, nullacompetenti logorroici e amministratori ideologicizzati demoliscono il crocefisso nella foga di difenderlo. E fin troppo spesso, questi adepti della religione "dell'amore" si esprimono con una violenza verbale davvero indecente e indegna di un Paese che si vorrebbe far passare come civile e progredito, al grido di "possono morire!" o "possono andarsene in un altro paese" (in entrambi i casi rivolti ai sostenitori della sentenza della Corte europea) e via farneticando. E non parliamo neanche delle minacce ricevute dalla famiglia dei promotori della causa:

"Io, da bambino, ho frequentato la stessa scuola, anzi esattamente lo stesso edificio e le stesse aule che hanno frequentato i miei figli. Ed ho le stesse tradizioni italiane e venete che qualcuno, utilizzando il crocifisso come arma anziché come strumento di pace e di amore, dice di voler difendere attaccando la mia famiglia con parole di odio, con lettere minatorie e con gesti di disprezzo come l’imbrattamento della mia casa con la pittura di croci. Segni forse di tolleranza e di amore?"

scrive Massimo Albertin. Basterebbe solo quello che egli denuncia a squalificare l'intera religione.


Il secondo punto, che fa da sfondo all'intera vicenda, è ben più importante ma è passato -guarda caso- sotto silenzio pressoché assoluto, e ha a che fare con la qualità della nostra democrazia; o presunta tale.
Tra i tanti allarmi lanciati quasi quotidianamente dal pontefice regnante il più accorato, nonché reiterato, è quello sul "relativismo etico", che se abbracciato potrebbe distruggere l'intero universo in un amen, a suo dire.
Non mi interessa discutere sul significato preciso del termine (le opinioni sono spesso diametralmente opposte), però credo che di relativismo in questo Paese non ce ne sarà mai abbastanza; dunque l'allarme è infondato, se non proprio ipocrita perché, in ultima analisi, mentre il relativismo per sua natura, riguardando prima di tutto il singolo e la sua libertà personale, non può essere imposto a un'intera comunità, va detto che il vero guaio, il reale, grosso problema, l'autentico pericolo per l'intero mondo occidentale è semmai il suo contrario: l'assolutismo, segnatamente quello religioso, del quale ci danno quotidiano esempio proprio la Chiesa e i suoi seguaci: l'assolutismo -in questo caso- è quello che fa etichettare i non credenti come esseri meno che umani, come un peso, una minaccia per il tessuto sociale, in virtù di un dogmatismo ottuso e arrogante, e quindi che fa lavorare attivamente i suoi seguaci nell'imposizione pratica di quel dogmatismo, e nel togliere diritti ai non credenti. Escludere e separare, invece che includere e accettare. Brandendo appunto come arma il crocefisso, appeso a tutti i muri dei luoghi pubblici e difeso ferocemente contro ogni ragionevolezza proprio a simboleggiare quell'assolutismo. Tutti costoro si esprimono in toni preoccupati, apocalittici, come se l'intero Paese fosse roba esclusivamente loro, come se quelli che chiedono uno straccio di rispetto fossero solo degli intrusi che cercano di rompere il loro giocattolo, che stanno sporcando il divano del loro salotto buono.

Quindi, non è affatto vero che il crocefisso sia "simbolo universale di amore e accoglienza, inclusione" e via dicendo. Forse lo è per qualcuno, forse per i credenti -e nemmeno tutti- ma per tanti altri non ha per nulla tutta questa positività e questa carica di amore: i musulmani (che -udite udite- sono presenti in gran numero in Italia) ne hanno un'opinione leggermente.. ehm, meno universale, così come i fedeli di altre religioni; per gli atei/agnostici spesso non è altro che un ornamento da parete, infine per gli 'atei devoti', ossimoro tutto italiano, è solo un simbolo di potere, un pass par tout verso mete meno spirituali e più materiali, anche se non lo ammetteranno mai.
Ma c'é anche chi ci vede un richiamo a un periodo particolarmente oscuro della storia, a una serie di soprusi e angherie che non si possono certo dimenticare: i regimi teocratici dei papi, le Crociate, il genocidio dei nativi sud e nordamericani, l'inquisizione, le discriminazioni razziali verso le donne libere, gli omosessuali, i neri (la Chiesa avallava lo schiavismo negli USA, ricordiamolo), per tacere degli ebrei, dei crimini dei preti pedofili, e ancora adesso della quotidiana istigazione all'odio, all'esclusione e alla discriminazione verso i diversi e i non credenti.

Ecco, chi ci vede tutto questo, nel crocefisso, ha tutto il diritto di esprimerlo e di chiederne la rimozione dagli uffici pubblici.

Anche partendo dall'assunto -ne siamo tutti consapevoli- che questa società è permeata di cultura cattolica fino nel midollo (il che non vuol dire che la maggioranza degli italiani sia credente e praticante e la conferma è il progressivo svuotamento delle chiese), a questo punto la domanda che riguarda noi come laici e atei è: ci sono battaglie più importanti o più urgenti di questa, che anche ad alcuni di noi pare solo una questione di principio senza efficacia materiale, che il mondo laico può portare avanti? Per tornare alla stretta attualità, è evidente che c'é bisogno anche delle battaglie di principio: ne sa qualcosa il giudice Luigi Tosti, recentemente radiato dalla Magistratura per il suo rifiuto -abbondantemente motivato, come si legge nel suo blog- di celebrare processi in aule di tribunali in cui fossero appesi crocefissi. Queste battaglie se non altro servono a smascherare una volta per tutte la falsa liberalità di chi parla di democrazia solo quando gli fa comodo, l'ipocrisia dei falsi progressisti che ad ogni occasione si piegano a baciare qualche anello dopo aver svenduto la parola laicità a vantaggio degli opportunisti clericali, la vuota retorica dell'amore e della tolleranza, la prosopopea dei teologi che pontificano di massimi sistemi ma subito ringhiano e azzannano come cani rabbiosi chiunque tenti di portargli via l'osso. Tanto perché il regno del loro dio 'non è di questo mondo'.
Tosti ricorrerà in ultima istanza alla stessa Corte Europea che si è appena pronunciata, e tutta la faccenda tornerà probabilmente al punto d'inizio, mettendo a nudo l'incapacità cronica dello Stato di prendere una posizione, almeno una posizione che non sia supina al Vaticano.
Io avrei voluto vedere i tanti 'nuovi crociati', che da un giorno all'altro si sono scoperti difensori del crocefisso e della 'identità cattolica' italica (salvo trasgredire in ogni modo appena lontani dalle luci e dalle telecamere), se in giro per tribunali e aule scolastiche ci fosse attaccato il bel faccione di Stalin con falce e martello annesse. Già vedo che crociate farebbero per tirarlo giù!

Oppure, visto che molti che nelle scorse settimane si sono sperticati non ho capito se più a difendere la croce o a rendersi i ridicoli, dicendo cose tipo "aggiungiamo invece che togliere", noi applicando le sentenze di cui sopra della Corte Costituzionale, del Tar e del Consiglio di Stato, potremmo andare in giro e appendere sui muri degli uffici pubblici di fianco al crocefisso anche un ritratto di Marx, la mezzaluna islamica, buddha e la Carrà. Magari anche un mandolino e una bella pizza Napoli, tutti simboli della tradizione e della cultura italiana al pari (se non di più) del crocefisso. Sarebbe una forma di provocazione intelligente e clamorosa, che ne dite? Basta solamente ricordarsi di 'plastificare' pizza e spaghetti, non sia mai che franino in testa a qualche giudice o insegnante.

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Utile:
"Rassegna stampa" (selezione di notizie prevalentemente dal punto di vista laico) in continuo aggiornamento sulla vicenda, con istruttivo viaggio nel mondo dell'integralismo cattolico italiano.
Vademecum su come impugnare legalmente le ordinanze dei sindaci che multano la mancata esposizione del crocefisso.

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