venerdì 22 ottobre 2010

Negazionismo e omofobia



Dopo il caso del professore dell’università di Teramo che ha tenuto una lezione negazionista sul dramma della shoah, e sull’onda degli sproloqui pressoché quotidiani di Ahmadinejad e compari, Riccardo Pacifici, capo della comunità israelitica della Capitale, ha proposto una legge che punisca il negazionismo. Premettendo che non potremmo essere più lontani dalle posizioni negazioniste di chicchessia, sorge spontanea una domanda: in un Paese dalla laicità malata e dal razzismo galoppante, perché il negazionismo ha bisogno di una legge dello Stato che lo punisca e invece l’omofobia no?

La legge Concia sull’omofobia è stata affossata definitivamente giusto un anno fa, in un Parlamento che non l’ha nemmeno discussa bloccandola al voto sulla pregiudiziale di incostituzionalità presentata dal partito ultracattolico Udc e votata anche dal Pdl (finiani esclusi) e dalla Lega, coi voti contrari invece del Pd e dell’Idv.
Confrontando le posizioni che hanno ispirato le due proposte di legge, non si capisce dove termina il diritto di esprimere un’opinione, per quanto palesemente infondata, ottusa e idiota, e dove dovrebbe cominciare il reato e la sua punibilità. Ma colpisce soprattutto la disparità di considerazione tra le due questioni: del negazionismo manco a parlarne, talmente evidente è la sua inconsistenza, ma dell’omofobia? Perché i talebani vaticani nostrani e tutti i loro adulatori dovrebbero restare liberi di dire atrocità come che l’omosessualità è “contronatura”, che i gay sono dei depravati e andrebbero persino curati contro la loro volontà, sottolineando poi che chi vorrebbe dare loro i diritti civili più elementari si metterebbe addirittura contro le leggi della natura e/o di Dio, fondando le loro tesi su basi che spesso passano i confini del razzismo vero e proprio? Con tutto quel che ne consegue, come ci dicono i giornali quasi regolarmente, lasciando intuire che quello che balza agli onori delle cronache è solo la punta dell’iceberg, ma spesso si tace su quello che le persone omosessuali e transessuali devono subire ancora oggi nelle teocrazie islamiche e nei paesi a più forte impronta cristiana.

Abbiamo appena commemorato la deportazione degli ebrei romani dal ghetto del 16 ottobre del 1943, e ogni volta ci scordiamo che nella tragedia della shoah hanno trovato morte anche gli omosessuali (e i rom e altri dissidenti); sarebbe un bell’esercizio di coerenza e realismo, oltre che di democrazia, ricordarci che le discriminazioni razziali – tutte – hanno la stessa gravità ovunque e in ogni tempo. Se è auspicabile una distinzione più precisa tra la libertà di opinione e la propaganda di tesi razziste potenzialmente (troppo spesso fattivamente) pericolose per la libertà e l’incolumità di alcune ‘categorie’ di cittadini, allora bisogna ricordarsi di non escluderne nessuna.

Per inciso: io sono per la libertà d’espressione, anche quella degli imbecilli (come omofobi e negazonisti), tuttavia non si può ignorare che certe ‘espressioni’ hanno delle conseguenze pratiche differenti dalle altre, tanto che le si potrebbe definire tranquillamente ‘propaganda’, usando un tremine che nel secolo scorso aveva un significato alquanto sinistro.

Forse rispetto all'antisemitismo il problema maggiore oggi è l’omofobia, che trova una sponda istituzionale persino presso certi governi europei. E' vero: creare categorie protette o comunque disparità di trattamento tra cittadini è come tirare una picconata allo stato liberale, ma nella pratica trascura le conseguenze della propaganda religiosa contro gli omosessuali; non per niente il vaticano e tutte le religioni monoteiste si sono sempre opposti a una legge contro l’omofobia (peraltro esistente in altri paesi) e si capisce il perché, così come adesso si oppongono anche alla proposta del rabbino di Roma. Vogliono avere le mani -e le lingue- libere in entrambi i campi.

Insomma, qui non si tratta solo di formule verbali trascurabili, perché le parole aprono la strada ai fatti. E’ sempre stato così. Non siamo d'accordo? Ok, rinunciamo alla legge contro l’omofobia, ma allora diciamo no anche alla proposta di Pacifici, e aboliamo anche la legge Mancino in toto.

La verità è che a una democrazia veramente liberale e senza disparità tra cittadini ci si arriva lavorandoci su continuamente, e se servono delle ‘correzioni’ per tutelare l’incolumità fisica e i diritti civili di alcuni, ed educare tutti al rispetto reciproco, beh allora si devono fare. In attesa di tempi migliori.

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