lunedì 3 ottobre 2011

Gay friendly: è solo business?



L’estate 2011 è irrimediabilmente terminata; passato buone vacanze? Se siete una coppia omosessuale è possibile che abbiate avuto qualche difficoltà in più della media degli altri viaggiatori.

Si è chiuso lo scorso 24 settembre a Bergamo la manifestazione No Frills, fiera dedicata al settore del turismo. Tra le iniziative promosse, spicca quella dedicata al turismo omosessuale, con un convegno che ha visto – come tutta la manifestazione – il patrocinio, tra gli altri, della Regione Lombardia e di importanti operatori del settore del turismo, ma anche del ministero del Turismo, presieduto da una entusiasta Michela Vittoria Brambilla: «Trovo che nel nostro Paese il pregiudizio nei confronti dei gay sia ancora radicato oltre che ingiusto. Quindi anche l’ appoggio a una fiera specializzata può servire ad agevolare un cambiamento culturale di cui c’ è davvero bisogno. Credo di poter definire la mia posizione come assolutamente liberale. La libertà dei costumi sessuali è un diritto di tutti finché non danneggia nessuno».

Quello del turismo cosiddetto gay friendly è un settore che all’estero, nei paesi civili dove l’omosessualità non è una questione sociale, tira e produce numeri che in relazione al settore non sono indifferenti. In questi paesi le associazioni di promozione turistica connotano la loro offerta sulle esigenze e preferenze del mercato glbt, fatto di persone che – mediamente – amano viaggiare, spendere e divertirsi; l’assenza di pregiudizi favorisce lo sviluppo del mercato dedicato a questa clientela. Così come per le industrie alimentari che producono – per esempio – confezioni monodose di insalata per il mercato dei single, o le industrie dell’auto che producono utilitarie con interni ricchi di tasche e portaoggetti tagliate su misura per le donne.

Da noi invece, tra gli ultimi a capire il business che può sviluppare questa ‘nicchia di mercato’, ogni iniziativa che va in questa direzione crea uno scandalo fondato inevitabilmente sul pregiudizio ideologico, almeno per quei personaggi che, come cani isterici, abbaiano contro qualunque cosa passi sotto al loro naso e che non sia approvato dal loro padrone. Infatti, al netto dei soliti disturbatori di Forza Nuova, che volevano fare un presidio proprio di fronte alla fiera di Bergamo (e non hanno fatto altro, invece, che creare disordini con le forze dell’ordine e giovani dei centri sociali), latrati di questo tipo sono stati subito indirizzati alla Brambilla, addirittura con una richiesta di dimissioni da parte di esponenti veneti del suo stesso partito. E proprio nel Veneto ‘bianco’, alla fine di agosto, il Consorzio di Promozione turistica della città di Padova ha annunciato una iniziativa nel solco di quelle che già da tempo sono state varate ad esempio in Toscana ed Emilia Romagna: far diventare la città del Santo la prima città ufficialmente aperta al turismo omosessuale in Italia. Un bollino verrà apposto all’entrata di quegli hotel e locali che parteciperanno alla promozione. «E’ una grande opportunità economica» ha dichiarato alla stampa l’assessore all’ambiente Alessandro Zan «che in un momento di crisi può aiutare l’economia padovana».

Infatti, in occasione dell’Europride, Alessio De Giorgi, rappresentante in Italia della International Gay and Lesbian Travel Association, ha presentato dei dati secondo i quali il 7% del fatturato del comparto del turismo in Italia è generato da clientela glbt, a fronte del 10% a livello mondiale, per un giro d’affari di oltre tre miliardi di euro.

E’ solo business, solo commercio? E’ solo questa l’ottica in cui queste iniziative vanno inquadrate o ci possono essere anche intenzioni di promozione sociale?

«Noi siamo degli operatori economici e lo scopo di tutte le nostre iniziative è principalmente economico», ha spiegato a Cronache Laiche Etta Andreella per il Consorzio di Promozione Turistica di Padova, al centro delle polemiche politiche di cui sopra, «è inevitabile però che temi come questo assumano delle connotazioni sociali».
«Entrambi gli aspetti», ci conferma Davide De Crescenzo, direttore del sito InToscana.it, portale ufficiale della Regione Toscana, che ha una sezione dedicata al turismo glbt. «La Regione ovviamente non trascura l’impatto economico, ma l’operazione ha una anche forte valenza socioculturale, favorita da un clima generale di grande apertura. Sono iniziative che innalzano il livello qualitativo e civico di una società».
Ma in cosa differisce il turismo glbt rispetto a quello etero?
Per Andreella «è sbagliato il presupposto, il turismo gay si differenzia rispetto al turismo scolastico o sportivo non rispetto al turismo eterosessuale. Ogni tipologia di turista ha il diritto di essere ascoltato nelle sue esigenze, anzi avrebbe il diritto di essere prevenuto e di trovare già alcune esigenze risolte. Il turista gay vuole essere riconosciuto come tale per esempio quando arriva alla reception di un hotel dove ha prenotato una camera matrimoniale, ovvero non vuole sentirsi dire “ci siamo sbagliati forse preferite una camera a due letti” oppure peggio ancora non vuole sentire intorno a se commenti o risatine o situazioni di tensione che vanno contro al concetto di accoglienza. Il cliente gay potrebbe chiedere alla reception oltre alle informazioni turistiche standard (la dislocazione di un monumento sulla pianta o gli orari di un museo) anche quale è il locale gay più vicino all'hotel o la discoteca o la palestra o la sauna. Il personale degli hotels deve quindi essere preparato ad accogliere questo cliente e a rispondere a tutte le esigenze così come normalmente fa con altre tipologie di clienti».

Per De Crescenzo il turismo glbt «è sicuramente un turismo di livello. Parliamo di un prodotto maturo, qualificato e dalle grandi potenzialità. Un mix equilibrato di cultura, attenzione alla qualità della vita e divertimento. Sono questi gli aspetti ricercati, soprattutto, dal viaggiatore lgbt, dotato di un profilo colto, responsabile e di una capacità di spesa medio-alta. Però stiamo attenti. Le cosiddette strutture “gay only”, che noi proponiamo sul nostro sito, non sono riservate esclusivamente alle persone Igbt, ma si indirizzano prevalentemente a questo target. Non c’è, quindi, una sorta di “discriminazione” al contrario, ma – come è ben specificato nella sezione – un’attenzione maggiore verso questa categoria di mercato. Ricordiamoci che la Toscana è tra le prime cinque destinazioni europee preferite dal turismo gay e noi, anche attraverso la nostra proposta editoriale, offriamo spunti interessanti per scoprire itinerari, location e destinazioni appetibili».

Interessante l’approccio alla questione in un paese dove la discriminazione è praticamente assente: «Noi cerchiamo di dare informazioni corrette ed utili a tutte le parti, nazionalità, età, eccetera», ci ha spiegato Heidi Thon, Director Marketing & Sales del sito VisitOslo.com, che collabora strettamente col Comune di Oslo, «ma allo stesso tempo, crediamo che la comunità glbt abbia bisogno degli stessi servizi degli altri turisti per quanto riguarda attività, alloggio, ecc., e che la società norvegese in generale, anche nel turismo, cerchi di includere tutti, non di creare differenze. Il nostro obiettivo non è quello di concentrarci sul popolo gay come qualcosa di “separato” ma come parte integrante della società norvegese. Abbiamo scritto questo sui nostri dépliant informativi dei luoghi gay, ma abbiamo anche sottolineato il fatto che le persone gay e non spesso visitano gli stessi bar, pub e discoteche».
In che modo da queste iniziative si ottengono dei riscontri sulla percentuale di turisti glbt rispetto al numero totale? «Ovviamente noi consideriamo per il nostro lavoro i dati del traffico web» ci dice De Crescenzo, «e da quando la sezione è on line abbiamo riscontrato un buon esito in termini di click e pagine viste. Ovviamente il nostro è un lavoro di comunicazione e promozione on line, uno strumento in più per il marketing territoriale e turistico. Gli effetti economici vanno giudicati sul medio e lungo periodo». «Non abbiamo statistiche specifiche per il segmento glbt», conferma Heidi Thon, «ma il feedback che riceviamo direttamente dalla parte glbt, tramite email e media sociale, è generalmente positivo per quanto riguarda Oslo come città da visitare».

E allora cosa rispondere a chi sostiene che iniziative come il turismo ‘dedicato’ a categorie che – qui da noi – sono normalmente discriminate, a sua volta genera ulteriore discriminazione, accentuando ed evidenziando la diversità di alcune persone?
«Quello che trovo inconcepibile», sostiene Etta Andreella, «è che il riconoscimento delle diversità debba poi essere abbinato ad un concetto di discriminazione. Purtroppo chi trasuda omofobia come la maggioranza dei nostri rappresentanti politici gioca troppo facilmente con concetti di altro valore sociale. Negano la propria tendenza a discriminare negando l'esistenza delle diversità e quando sono chiamati a togliere le discriminanti, come nel caso della legge sull'omofobia, si appellano a situazioni di forma per non affrontare le questioni sostanziali. Chi discrimina in questo momento non è chi riconosce la pluralità ma chi nega il diritto di cittadinanza alla diversità. Noi stiamo facendo una operazione di onestà intellettuale e professionale, riconoscere le esigenze diverse e cercare di accoglierle e soddisfarle, dov'e' la discriminazione?» Qual è o dovrebbe essere il ruolo delle istituzioni? «E’ importante chiarire un fatto, ovvero che le istituzioni siamo noi! Nessuna delega data attraverso un voto può esimerci, come cittadini, dal prestare sempre attenzione alla situazione civile del nostro paese. Il dovere di ognuno di noi è quello di vigilare e mandare segnali a chi ci governa, non dobbiamo mai pensare di avere svolto il nostro ruolo di cittadini con una semplice x su una scheda elettorale. I diritti civili di tutti dovrebbero stare a cuore a chi ci governa ma devono stare a cuore di tutti noi. Tutte le iniziative atte a mettere in luce delle defaillance rispetto a questa causa sono utili perchè permettono anche a chi non le conosce di informarsi ed esprimersi».

Quelle di chi parla di discriminazione a proposito del turismo gay friendly «sono posizioni legittime, ma che non condivido», conclude De Crescenzo. «Ritengo, invece, che la nostra operazione denoti un livello molto alto di sensibilità e attenzione da parte di questa amministrazione regionale».

Ancora più esplicita Heidi Thon : «Abbiamo una politica aperta e inclusiva nella nostra organizzazione, e credo che i norvegesi, in generale, abbiano una prospettiva aperta dei diversi gruppi della società. Personalmente, preferisco non concentrarmi su sessualità, genere, etnicità o religione di una persona, perché focalizzano sulle differenze invece di unire. Questo naturalmente è basato sul fatto che vivo in Norvegia dove la società è relativamente aperta e diritti civili altamente rispettati. Credo però che sia importante difendere diritti civili/umani in tutte le forme, dove non vengono rispettati».

Infine, citiamo Alessio Virgili di Quiiki, l’unico tour operator italiano specializzato in clientela glbt: «Se vi si presentano due uomini alla reception che hanno prenotato una doppia non scusatevi o affrettatevi a trovare una camera con due letti separati. Avete di fronte una coppia disposta a spendere, se trattata bene naturalmente». Come dire: i diritti civili possono passare anche attraverso il business.

Pubblicato in anteprima qui.
Aggiornato il 26 novembre 2011.


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