mercoledì 8 agosto 2012

Otto per mille: chiedilo anche ai consumatori


E alla fine ci siamo arrivati, finalmente: l'Aduc, associazione per i diritti degli utenti e consumatori, ha presentato all'Antitrust una segnalazione relativa ai famigerati spot della Cei («Se non ci credi chiedilo a loro»), una denuncia per pubblicità ingannevole in piena regola.

«Gli spot dell'8 per mille alla Chiesa Cattolica, che sono stati diffusi sui canali televisivi nei mesi scorsi e che ancora sono massicciamente presenti sul web, non la raccontano giusta», scrive nel comunicato dell'Aduc Alessandro Gallucci. «Nei messaggi pubblicitari si parla di aiuti ai più bisognosi, di denaro destinato a opere di beneficenza, insomma dell'utile e pia azione della Chiesa cattolica. Sembra che tutti i proventi dell'8 per mille siano destinati a scopi benefici. Non è così!».

Negli spot in questione si vedono pretini di campagna che assistono vecchiette isolate, infermiere devote a curare malati in Africa, parroci impegnati nelle periferie degradate delle città o a recuperare tossicodipendenti, e altre ricostruzioni in stile vagamente neorealista, sicuramente retorici e ingannevoli.

Sappiamo bene, invece, come vanno le cose: «Su circa un miliardo e mezzo di euro solamente il 22% è destinato a "interventi caritativi"», prosegue Gallucci. E il resto? «E' usato per esigenze di culto, sostentamento del clero, Sacra rota, ecc. Tutto lecito, per carità. Ma uno spot realizzato per chiedere il sostegno delle persone non dovrebbe dire la verità? Oppure bisogna far credere che i soldi dei contribuenti vadano in beneficenza quando nemmeno un quarto delle devoluzioni prendono quella strada? Il cittadino non è tenuto a sapere a che cosa viene destinata la sua scelta?». Già, a noi che paghiamo - volenti o nolenti - chi ci interpella mai?

Qui il testo della denuncia; segnaliamo anche l'iniziativa dei Radicali: una petizione per chiedere al governo Monti di dimezzare l'otto per mille appellandosi all'articolo 49 della legge 222/85, che prevede una riduzione automatica del gettito qualora questo subisca un incremento considerevole. Infatti, come è scritto nel comunicato, «nel 1990 la Conferenza Episcopale Italiana incassava 210 milioni di euro dall'8 per mille mentre a partire dal 2002 incassa più di 1 miliardo di euro l'anno. Cioè cinque volte quanto incassava vent'anni fa, mentre nello stesso periodo le spese per il sostentamento del clero sono passate dai 145 milioni di euro del 1990 ai 363 milioni di euro del 2012». Dunque, da almeno dieci anni l'aliquota dovrebbe essere stata ridotta almeno al 4 per mille, ma «la Commissione bilaterale che dovrebbe farlo non ha mai reso pubblici i suoi atti né le sue valutazioni. Proprio nel periodo in cui il Governo sta svolgendo una revisione della spesa pubblica per recuperare fondi utili alla riduzione del debito pubblico [...] si tratterebbe per lo Stato di un risparmio annuo di almeno 500 milioni di euro all'anno!».

Da queste parti, ahinoi, si sospetta che il governo clerical-tecnico di Monti da quest'orecchio non ci senta. Molto meglio aumentare le tasse, più facile e di sicuro effetto. Però ugualmente ci chiediamo: ma alle famiglie cattoliche, devote a santa romana chiesa, sta bene fare tanti sacrifici, faticare così tanto per arrivare alla fine del mese, mettere a rischio persino la procreazione cui la loro cattolica famiglia unita dal sacramento dovrebbe tendere, per pagare la collana d'oro del cardinale piuttosto che per costruire un'altra chiesa in un quartiere dove ce ne sono già una decina, e magari sono tutte semi vuote? 

Pubblicato ieri qui.


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