Dunque, come abbondantemente previsto, si va verso un accordo elettorale tra il Partito democratico e l'Unione di Centro in vista delle elezioni politiche del 2013. Pierferdinando Casini, allievo modello della vecchia e gloriosa scuola democristiana, evidentemente ha fiutato da che parte tira il vento e ha preso la decisione definitiva dopo aver governato per circa un decennio con la destra populista di Berlusconi e Bossi. Il tutto si dovrebbe realizzare con la benedizione di Nichi Vendola e con il probabile siluramento dalla nascente alleanza (contro natura: cattolici e comunisti insieme) di Antonio di Pietro, magari imbarcando anche il 'professor' Monti. Tutti insieme appassionatamente: questa, dopo tanto pensare, sarebbe la risposta alla marea montante della cosiddetta antipolitica.
Il tutto mentre si ragiona, nel fantastico mondo della casta, su un 'porcellum 2.0', ipotesi per un sistema elettorale che (a oggi, secondo le anticipazioni de Il Fatto Quotidiano) di fatto non reintrodurrebbe le preferenze e manterrebbe quasi intatto il potere di decisione delle segreterie di partito sui candidati. E mentre il dibattito sulla 'spending review' e sulla riforma dello Stato ignora totalmente quella che dovrebbe essere la riforma-madre, ovvero la chiusura definitiva del Senato della Repubblica e la fine del bicameralismo perfetto (non a caso ne parlano solo i rottamatori di Matteo Renzi). E mentre non si fa menzione se non per scherzo della fine del finanziamento pubblico a partiti e testate editoriali e della non candidabilità dei condannati per corruzione (non a caso ne parlano solo i grillini).
Ormai lo vedono tutti: Bersani non ha capito niente, oppure ha capito tutto e lo fa perché è disperato, questo matrimonio d'interesse. Questa sorta di riedizione del famigerato pentapartito (se consideriamo che non è escluso che nell'armata Brancaleone 'BCV' - Bersani Casini Vendola - non si arruoli persino Fini, ex fascista acrobatico, e che Di Pietro potrebbe rientrare dalla finestra), quello che in pochi decenni ci ha ridotti sul lastrico, è la sola risposta che la gerontocrazia sinistroide sa dare alla crescente domanda di rinnovamento e alla idiosincrasia nei confronti dei partiti storici che arriva dall'elettorato. In questo, evidentemente, ha ragione Matteo Renzi: bisogna rottamare, questi vecchi dinosauri della politica oramai sono capaci solo di ragionare in termini di addizione di piccole rendite politiche per sopperire al calo del consenso, invece che presentare un'idea forte di società e su quella cercare di aggregarsi e poi chiedere il consenso. Quindi, sono totalmente incapaci di riformare il sistema, guarirlo dal cancro della partitocrazia.
Per non parlare dei diritti civili: Massimo D'Alema, grande sostenitore dell'alleanza con Casini, in una intervista al Corriere della Sera, si dichiara «assolutamente favorevole a riconoscere i diritti delle persone che convivono fuori dal matrimonio. Credo anche che una gran parte del mondo cattolico consideri ciò ragionevole. Bisogna discutere apertamente e ricercare soluzioni ampiamente condivise, al di là delle maggioranze di governo». Il che non vuol dire assolutamente nulla, specialmente in un partito dove gente come Fioroni e Rosy Bindi scattano come molle a difesa della Chiesa cattolica ad ogni timida apertura in senso laico venga dal partito - mentre dall'esterno Formigoni invita i cattolici del Pd alla diserzione - e dove persone come Ivan Scalfarotto accettano di fare lo specchietto per le allodole sulla poltrona di vice presidente.
Da parte sua, in questo scenario, se Nichi Vendola accettasse di sedere accanto a Casini dimostrerebbe una volta di più quanto sia veramente di 'sinistra', o riformista che dir si voglia. «In una coalizione che non riconosce le coppie di fatto, io non mi accomodo nemmeno per prendere un caffè», ha scritto sul suo facebook; ma sappiamo su quanti caffè e cappuccini è capace di passare la politica se serve, dal caffè che Fini non voleva bere con Bossi in poi. Sono tutti terrorizzati dall'antipolitica, e la risposta è un maldestro tentativo di riciclarsi, di spacciarsi per salvatori della patria, in questo scorcio di fine 'seconda repubblica' verso quella che Stefano Benni chiamerebbe "Supernova repubblica"; dove al di là delle definizioni altisonanti le facce sono sempre le stesse.
Se stavolta vincerà proprio l'antipolitica sarà colpa loro, così come è stata colpa loro se per vent'anni ha dominato Berlusconi.
Poi dice che uno si butta... sull'antipolitica!
Pubblicato ieri qui.
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