Due statistiche rese pubbliche a breve distanza confermano una volta di più il processo di distacco crescente dalla religiosità in atto da tempo nel nostro paese, specie nelle fasce di età più giovani della società.
Il Rapporto sulla Secolarizzazione pubblicato a cura della Cgil – Nuovi Diritti e della Fondazione Critica Liberale, presentato il 12 dicembre scorso a Roma, si basa su dati forniti dall’Istat, dal Ministero dell’Istruzione e della Sanità, e dell’annuario statistico del Vaticano e della Cei.
Il Corriere della Sera, invece, riferisce di un dibattito in corso sul tema della secolarizzazione, che si poggia su indagini curate tra gli altri da Roberto Cartocci, docente di Scienze politiche alla università Alma Mater di Bologna, Franco Garelli, professore ordinario di Sociologia dei processi culturali all’università di Torino, Rodney Stark, statunitense, sociologo della religione e Alberto Melloni, storico della Chiesa.
In entrambi i casi, si delinea un quadro che vede un calo progressivo dei matrimoni religiosi, dei battesimi, cresime e prime comunioni; aumentano invece le coppie di fatto (820mila nel 2009), i matrimoni civili (quasi il 63% del totale) e il numero degli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento di religione a scuola. Calano le offerte volontarie alla Chiesa, e pure il gettito dell’otto per mille è in diminuzione, così come le vocazioni alla vita consacrata. Anche una prospettiva geografica di queste indagini vede interessanti spostamenti, con il nord est (guidato dal Veneto bianco), tradizionalmente percepito come area a forte influenza cattolica, che si allinea progressivamente con l’anima laicista del centro Italia (Toscana ed Emilia Romagna in primis).
«Il 73 per cento degli italiani, secondo Franco Garelli, ritiene che spetti alla coscienza individuale stabilire ciò che è giusto e che ad esempio si possa essere buoni cattolici anche senza conformarsi ai precetti di morale sessuale», scrive Marco Rizzi sul Corriere. Il pensiero stupendo che ci balza alla mente, è che con il distacco crescente dalla religiosità cattolica tradizionale, con l’influenza sempre meno importante della sua morale sulle scelte personali, si possa creare spazio per una società più equa, quanto a diritti civili, e che questo possa giovare anche alla religione stessa, che in assenza di condizionamenti culturali evidenti o addirittura imposti può – se deve accadere – affermarsi per libera scelta, cosa che le darebbe un valore ed una autenticità altrimenti impossibili.
Intanto, però, la risposta tradizionale della religione alla inarrestabile secolarizzazione è sempre quella: l’occupazione del potere, per quanto più possibile. Ossia la trasformazione della religione da fatto di pura spiritualità in questione di mera conquista ed esercizio del potere secondo una pratica lobbistica ben collaudata, non solo per propiziare la diffusione (l’imposizione) del messaggio religioso; ed è il motivo per cui ad una evoluzione sempre più evidente in senso liberale della società non corrisponde una risposta politica adeguata e tempestiva.
L’occupazione di tutti gli spazi della vita pubblica di una società e del privato dei singoli si esprime, in epoca moderna soprattutto, con l’invasione degli spazi informativi e anche dell’intrattenimento: il rapporto di CGIL e Critica Liberale, infatti, fa anche una interessante analisi della presenza e rappresentazione dei temi religiosi nei media, soprattutto televisivi: crescono le fiction ambientate in ambienti ecclesiastici, da Don Matteo in giù, e i tradizionali programmi religiosi (come A sua immagine) non vengono messi in discussione, come se le rilevazioni dell’auditel li schivassero totalmente. «Insomma, se gli italiani non vanno in chiesa, la Chiesa entra in casa loro dalla finestra TV», scrive MicroMega presentando lo studio.
In tutto questo, il free press Leggo ieri scriveva della vicenda di Milo Infante, giornalista e conduttore televisivo, il quale sarebbe ai ferri corti con la Rai per una sorta di mobbing aziendale, che lo vedrebbe non valorizzato nelle sue competenze, nella conduzione del programma L’Italia sul due – peraltro in calo di ascolti; il quotidiano, tra i motivi per i quali il conduttore starebbe per fare causa all’azienda, cita espressamente il fatto che alcuni ospiti sarebbero imposti dall’alto: «Ogni giorno un rappresentante di Nuovi Orizzonti, guarda caso onlus super cattolica. Come il dg Lorenza Lei».
Comunque stiano le cose, questo è il pensiero stupendo che ha per noi qualcuno che sta nei piani alti: «E tu, e noi, e Lei tra noi…».
Pubblicato ieri qui.
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