Tommaso detto Dìdimo dopo la resurrezione di Cristo disse ai discepoli che l’avevano già visto: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo, l’incontro con Gesù risorto, il quale gli disse: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!» Tommaso rispose: «Mio Signore e mio Dio!» (Giovanni 20,24-27)
Che si sappia, da quel momento in poi non risultano altre occasioni in cui il dio dei cristiani (nella persona del padre o del figlio, indifferentemente) abbia dato ad alcun incredulo la prova che egli esiste, si sia manifestato pubblicamente e fisicamente, rendendosi cioè disponibile per una dimostrazione materiale, diretta, tangibile e inconfutabile della sua esistenza. Tacendo del fatto che le fonti degli stessi vangeli sono piuttosto controverse, e che i vangeli stessi non costituiscono una prova certa di quanto raccontano e pretendono di attestare come verità storica. Dunque: dio? Non pervenuto, latitante, assente.
Dov’è dio? Di certo non nei milioni di presepi che in questi giorni campeggiano più o meno in bella mostra nelle case e nelle chiese dei credenti (che credano o meno). Perché in quelle mangiatoie c’è solo un pezzetto di plastica, di legno o – nel migliore dei casi – di ceramica forgiato a immagine di un poppante. Ma il credente risponderà che dio è localizzato, e localizzabile, ovunque, oppure nei nostri cuori, i più audaci lo piazzeranno nascosto nelle pieghe della Storia o nel creato, che sarebbe il suo volto. Insomma, ovunque purché sia di fatto irraggiungibile, e quindi non tangibile; il che – essendo Tommaso Dìdimo, ultimo testimone diretto conosciuto, defunto da un pezzo – rende al momento indimostrabile la sua esistenza, ahinoi.
I più disincantati, che siano atei militanti o meno, non avvertiranno un gran disagio per questa mancanza di occasioni di rivivere la fortuna sfacciata di Tommaso, l’unico essere umano che avrebbe toccato un dio, e in alcuni casi si limiteranno a interessarsi alla ricerca scientifica sull’origine dell’universo. Il che è comunque una fortuna, dato che questo per lo più li esonera dall’incombenza di dover inscenare qualcosa di simile a un presepe; soprattutto perché sarebbe arduo allestire un presepe con il big bang nella mangiatoia.
Altri disincantati, invece, hanno provato a immaginare delle alternative fantasiose, riguardo l’esistenza di dio, fatta salva la premessa che quest’ultimo pare stia facendo di tutto per nascondersi: Douglas Adams, per esempio, nella sua Guida galattica per autostoppisti, rivela che la Terra non è che un giocattolo costruito in un cantiere alieno, flora e fauna inclusa, e commissionato dai veri padroni del mondo: i topi. Per Shalom Auslander, invece, dio esiste, ma non è un vecchio con la barba bianca e un triangolo dietro la testa: egli è un pollo, come racconta in A dio spiacendo. Un pollo alto un metro, alquanto disinteressato al genere umano, o almeno non interessato ad esso quanto alla scodella di cibo nella quale becca incessantemente. Bisognerà ammettere che se fosse dimostrato che la forma di dio è effettivamente questa, la macellazione e il consumo di gallinacei al giorno d’oggi diventerebbe eticamente insostenibile, e probabilmente le strade delle città occidentali si riempirebbero di animali sacri come quelle indiane (ma polli e galline creano meno disagio dei bovini, quindi manterremmo un certo vantaggio sugli induisti).
Stefano Benni invece è un po’ meno drastico: dio esisterebbe anche ma – scrive in Spiriti - ha fatto le valigie e ha abbandonato l’uomo al suo destino nel 1980, esattamente quando è stato assassinato John Lennon; quell’omicidio è stato per dio l’ultima goccia, decisamente. Ma è anche una curiosa nemesi storica, perché proprio Lennon, con la sua enorme influenza sull’umanità del suo tempo, in un certo senso aveva posto fine all’esistenza di dio con le sue dichiarazioni («Il cristianesimo scomparirà. Si consumerà e poi svanirà [...] Non so cosa scomparirà prima: il rock’n'roll o il cristianesimo») accolte dai soliti fanatici con minacce di morte e boicottaggi.
In effetti, dio non compare in quella che è l’icona del ventesimo secolo, ma che riassume anche molti dei secoli precedenti: la copertina del meraviglioso Sgt. Pepper’s lonely hearts club band dei Beatles, sulla quale è rappresentato un compendio di quanto più importante ci fosse per i quattro baronetti di Liverpool, che a loro volta erano – e per molti appassionati di musica ancora sono – il riferimento di quella cosa molto tangibile e fruibile (al contrario di dio) che è la cultura pop, la quotidianità del genere umano.
Questo potrebbe essere il gioco delle feste di Natale, sulla scia dell’indovinello del corvo parlante sulla Settimana Enigmistica: trova dio nella copertina di Sgt. Pepper! Attenzione però: la bambola indiana raffigurante la divinità Lakshmi non vale.
Buon divertimento.
pubblicato in anteprima qui.
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