Nonciclopedia di nuovo nell’occhio del ciclone. Se a molti sono parse irrispettose e di dubbio gusto (e lo sono) le battute apparse nella home page del sito subito dopo la morte del motociclista Marco Simoncelli e il terremoto in Turchia, Nonciclopedia ha avuto ancora il merito – voluto o meno – di scoperchiare la pentola dell’ipocrisia sulla libertà d’espressione e di satira in Italia. Libertà troppo spesso vittima della coda di paglia di certi soggetti o della voglia di censura che è uno degli strumenti di certi poteri costituiti, dalla politica alla religione, e che spesso genera il fenomeno dell’auto censura da parte di funzionari del sottopotere più realisti del re.
Dalla intemerata del Vasco Rossi ferito nell’onore, indietro fino alla querelle tra il comunista (?) Massimo D’Alema e l’anticomunista Giorgio Forattini sulla famosa vignetta del dossier Mitrokhin (entrambe le vicende finite col ritiro delle querele), dal taglio delle scene ritenute ‘diseducative’ in Brokeback Mountain alla Rai alla chiusura di programmi televisivi scomodi ai controllori della stessa azienda, fino alla più volte paventata legge anti blog nostrana, l’italico Ufficio Censura lavora senza sosta. Senza nemmeno la poesia del film Nuovo Cinema Paradiso, nella scena in cui il prete ordina il taglio delle scene sconvenienti nei film da proiettare nella sala cinematografica del paesino siciliano. Niente paradiso qua, al massimo un triste purgatorio.
Questa non è una difesa d’ufficio di Nonciclopedia, non si tratta di stabilire se l’umorismo macabro e il presunto dileggio di persone scomparse sia difendibile o meno (ma è comprensibile la reazione di chi si sente ferito in casi come questo, per i quali un compromesso andrebbe trovato). Si tratta piuttosto di evidenziare l’incoerenza generalizzata che c’è nel denunciare alcune presunte diffamazioni ignorandone altre: certe pagine del sito cattolico oltranzista Pontifex, ad esempio (soprattutto sugli omosessuali, bersaglio preferito), sono almeno altrettanto agghiaccianti di quelle su Anna Frank in Noncicolpedia, ma del tutto prive di ironia (sebbene a tratti e per altri motivi altrettanto divertenti), e non c’é nessuna rockstar, nessuna conduttrice tv o nessuna sollevazione popolare a chiederne la chiusura. Come sempre, due pesi e due misure.
Abbiamo accennato a conduttrici televisive: ieri Rita Dalla Chiesa, dal pulpito televisivo (e che pulpito) del suo Forum, si è lanciata in una sdegnata denuncia dell’immoralità del sito satirico su Simoncelli, invocando l’intervento della magistratura e chiedendosi perché nessuno abbia ancora sporto denuncia. «La Polizia Postale conosce già Nonciclopedia (e i suoi amministratori)», è la risposta del sito, «riceve spesso segnalazioni inutili di persone che vogliono farci chiudere. Non è di loro competenza e soprattutto le segnalazioni pervenute portano sempre a nulla de facto. Le accuse di razzismo, antisemitismo, vilipendio, offese alla memoria dei defunti e divieto di sosta sono palesemente ridicole, ma le più frequenti non hanno motivo di esistere secondo la legge italiana: non esiste il reato di “Cattivo gusto”. L’umorismo di Nonciclopedia è discutibile, non fotogenico e anche un po’ scappellato come se fosse antani, ma non è fuori legge. La diffamazione non è un reato perseguibile d’ufficio. Solo la persona offesa può sporgere querela. Se i giovani non hanno più rispetto dei valori di una volta, se non ci sono più le mezze stagioni e se piove nel weekend: non è colpa nostra, fatevene una ragione!». Forse discutibile, ma non confutabile; la libertà d’espressione (e di satira) a volte è una medicina amara, ma va sempre difesa, perché è sempre meglio del male della censura (fino a che non si entra nel campo definito dal codice penale, sia chiaro).
Intanto, mentre nel forum di Nonciclopedia impazza un dibattito con toni da crociata, tra indignati contrari all’umorismo macabro sulla morte e difensori della libertà d’espressione contro i ‘bigotti’, la pagina su Marco Simoncelli è vuota.
Quale che ne sia la causa, benvenuti nel Nuovo Cinema Purgatorio.
Già pubblicato qui.
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