martedì 26 giugno 2012

Pride 2012: un altro anno senza diritti



Centocinquantamila, secondo gli organizzatori: tanti erano sabato a sfilare per le strade infuocate dal sole di Roma alla edizione 2012 del Gay Pride. Al grido dello slogan «Vogliamo tutto», col sottinteso «perché ci siamo stufati di aspettare».
Il copione si è ripetuto stancamente, comprese le solite divisioni del movimento, anzi, dei movimenti: Mario Mieli contro Arcigay. Come al solito.
Parlando di diritti, da questo governo non otterremo niente se non il vetusto ‘balletto del gambero’ (una dichiarazione favorevole e subito dopo due contrarie, appena si solleva il consueto mignolo vaticano) interpretato stavolta dal ministro Elsa Fornero, che tra una lacrima e l’altra ogni tanto si ricorda che ha le deleghe alle Pari Opportunità. E anche il futuro appare rassicurante: basta leggere le otto pagine di vuoto pneumatico del manifesto della Bindi.
Del rito immutabile fanno parte le consuete provocazioni fasciste: stavolta è toccato a Militia Christi (l’anno scorso era Forza Nuova, che aveva appeso degli striscioni nientemeno che sul Colosseo: praticamente fanno i turni e si danno il cambio, anno dopo anno). Quei furboni di talebani cattolici hanno appeso lungo il percorso della parata dei cartelli con una immagine di Giovanni Paolo secondo, e una sua frase pronunciata in occasione del World Pride del 2000, tenuto in coincidenza col giubileo; la frase recita: «A nome della Chiesa di Roma non posso non esprimere amarezza per l’affronto recato [...] e per l’offesa ai valori cristiani di una città che è tanto cara al cuore dei cattolici di tutto il mondo. La Chiesa non può tacere la Verità [...] perché non aiuterebbe a discernere ciò che è bene da ciò che è male».
Firmato: Karol Wojtyla, il santo protettore dei pedofili. Già, perché persino l’omicidio, lo stupro dei bambini e la guerra atomica sono meglio, agli occhi di dio, che essere omosessuali. Amen.
Pubblicato ieri qui.

Nessun commento: