venerdì 5 agosto 2011

Fisichella e la teiera volante



Monsignor Rino Fisichella, teologo, arcivescovo e presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione nonché noto contestualizzatore di bestemmie governative e luminare (come vedremo) in ‘psichedelia clericale’, in un incontro preparatorio alla Giornata Mondiale della Gioventù che si sta per celebrare in Spagna ha esordito con una delle consuete acrobazie semantiche sull’eterna contrapposizione tra scienza e fede, o meglio trascienza e teologia.

Secondo il monsignore, infatti (come riporta un articolo sulla testata spagnola ReligiònDigital), la scienza deve essere sempre «a favore dell’umanità», mai contro; ove nel sottinteso, ovviamente, la parola “umanità” deve essere sostituita con “religione” (dogmatismo cattolico, in questo caso), perché si possa comprendere appieno il senso dell’affermazione. Poi, nell’annunciare con enfasi che «verrà un tempo in cui la scienza avrà bisogno della teologia per conoscere la realtà e dare risposta al dolore e alla morte», ha rispolverato il consueto esercizio di ribaltamento della logica, secondo il quale la scienza avrebbe dei limiti perché «non può dimostrare l’inesistenza di dio». In sintesi, non si tratta banalmente di appoggiare il creazionismo, ma di affermare il primato della teologia sulla scienza, del fideismo sulla ragione.

Schiere di commentatori dell’area laica facilmente e inevitabilmente hanno confutato l’atavico, disonesto svarione clericale o usando banale logica, che presuppone l’onestà intellettuale per cui è chi afferma l’esistenza di qualunque cosa che deve darne dimostrazione, oppure citando il filosofoBertrand Russell e la sua famosa teiera volante, invenzione utile a sconfessare il fideismo irrazionale: «Se io sostenessi che tra la Terra e Marte ci fosse una teiera di porcellana in rivoluzione attorno al Sole su un’orbita ellittica, nessuno potrebbe contraddire la mia ipotesi purché io avessi la cura di aggiungere che la teiera è troppo piccola per essere rivelata persino dal più potente dei nostri telescopi. Ma se io dicessi che, giacché la mia asserzione non può essere smentita, dubitarne sarebbe un’intollerabile presunzione da parte della ragione umana, si penserebbe giustamente che stia dicendo fesserie. Se però l’esistenza di una tale teiera venisse affermata in libri antichi, insegnata ogni domenica come la sacra verità e instillata nelle menti dei bambini a scuola, l’esitazione nel credere alla sua esistenza diverrebbe un segno di eccentricità e porterebbe il dubbioso all’attenzione dello psichiatra in un’età illuminata o dell’Inquisitore in un tempo antecedente», scrisse il filosofo con chiarezza esemplare.

Dopo Russell – e prima dei pastafariani - Daevid Allen dei Gong ha ripreso il concetto, e scritto una pagina memorabile del rock progressivo e psichedelico degli anni 70, con la saga degli alieni giunti sulla Terra a bordo – per l’appunto – di una teiera (The Flying Teapot); alcuni trovano questa ‘mitologia rock’ più credibile – o quanto meno più simpatica – di quella raccontata dalle religioni, se non altro perché la band di Allen e compagni non si è mai presa troppo sul serio, fondando una religione o una teologia della teiera.

Pochi commentatori, però, hanno azzardato un’altra possibile interpretazione dell’esternazione ‘psichedelica’ di Fisichella, il cui contenuto sappiamo essere condiviso e molto popolare negli ambienti cattolici. Potremmo interpretare le sue parole come un sfogo personale, rimpianto dellateocrazia che egli non ha visto (non nella forma ante XX settembre 1870, beninteso), oppure – chissà – come una minaccia: verrà il giorno in cui la scienza dovrà piegarsi alla teologia (del potere) come era ai tempi di Ipazia di Alessandria e di Galileo, come è stato fino all’illuminismo e come in parte è ancora adesso, sebbene in forma moderna.

Perché nonostante tutto non si può credere che Fisichella sia così ingenuo da fare una affermazione così facilmente confutabile (la scienza avrà bisogno della teologia), a esclusivo beneficio del ludibrio laicista; non è uno sprovveduto qualunque, è uno dei migliori interpreti della bimillenaria alta scuola di politica vaticana (alta scuola o bassa cucina, a seconda del punto di vista). Insomma, la sua sarebbe la prefigurazione di uno stato etico pienamente realizzato, come già si intravede oggi in alcuni paesi del terzo mondo ed anche europei.

Poi, si può discutere se questo sia più un auspicio che una possibilità concreta.


Già pubblicato qui.

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