
Sarà il vento della Norvegia, sarà che certe cattive abitudini sono oramai impresse col fuoco nel nostro dna di italiani, sarà che ogni periodo di crisi economica e sociale produce terreno fertile per la coltivazione della paura e dell’intolleranza, ma non c’é niente da fare: non riusciamo a liberarci dallo spettro del fascismo.
Da quel terreno fertile ora è ri-spuntato il signor Gaetano Saya, fondatore del Partito Nazionalista Italiano (qui il sito, ma attenzione: solo per stomaci forti), uno dei movimenti diretti eredi del Msi-DN, e quindi dei fasci di mussoliniana memoria; è tornato con una nuova iniziativa già salita agli onori delle cronache, e utile a far esibire chi ne è dotato – molti – la consueta ipocrisia. Vediamo cosa succede stavolta.
Dopo le ronde nere presentate nel 2009, con tanto di simbologia e divise simil fasciste, Saya e compagni… pardon, camerati, tornano alla carica, stavolta con il “Programma per la liberazione dell’Italia”. Chi vuole leggere il manifesto integrale si accomodi qui, per gli altri riassumiamo riportando alcuni punti:
«Si dovrà impedire ogni nuova immigrazione di non-italiani. Noi chiediamo che tutti i non-italiani che sono immigrati in Italia dopo il 31 dicembre 1977 vengano costretti a lasciare immediatamente il territorio nazionale.»
«Noi chiediamo la lotta legale contro le menzogne politiche consapevoli e contro la loro diffusione a mezzo della stampa. Per rendere possibile la creazione di una stampa italiana, noi chiediamo: a) che tutti i redattori e collaboratori di giornali pubblicati in lingua italiana debbano essere connazionali; b) che i giornali non italiani debbano ottenere, per esser pubblicati, una espressa autorizzazione dello Stato; e che devono venire stampati in lingua italiana; c) (…) I giornali che contrastano con l’interesse della comunità devono essere vietati. Noi chiediamo la lotta legale contro una organizzazione artistica e letteraria che esercita un influsso disgregatore sulla nostra vita nazionale, e chiediamo la chiusura delle istituzioni che violano i principio sopra esposti.»
«Il Partito, come tale, difende la concezione di un cristianesimo positivo, senza legarsi confessionalmente ad una determinata fede. Esso lotta contro lo spirito materialista entro noi e fuori di noi, ed è convinto che un durevole risanamento del nostro popolo può avvenire soltanto dall’interno, sulla base del principio: l’interesse comune deve prevalere sull’interesse privato.»
Circolano, a ulteriore scorno della dignità nazionale, foto del nostro insieme all’ammiratore Domenico Scilipoti, una delle tre gambe dell’attuale governo illegittimo (perché non è quello uscito fuori dalle elezioni del 2008) di centro destra.
Perché riportare questi deliri, diranno i lettori; ebbene, fate caso alle parole chiave che vengono evidenziate nel sito ufficiale del PNI, in particolare in un attacco a dir poco violento al cronista di Repubblica Marco Pasqua, reo di aver dedicato un articolo a Saya e soci: «Così attento ai problemi degli omosessuali (sul suo blog scrive solo di quello) da non lasciare spazio all’immaginazione sui suoi torbidi gusti sessuali; probabilmente sarà uno di quelli che in occasione di qualche Gay Pride lo si può facilmente trovare con l’uccello di fuori sui carri allegorici a scambiare effusioni con un negro di 210 cm di altezza per non parlare delle lunghezze di altri organi fisiologici ai quali Marco Pasqua dedicherà particolare attenzione nell’intimo della sua cameretta […] Marco Pasqua è uno di quelli che sogna un mondo pieno di questo: [seguono foto del Gay Pride e una scena da un film porno gay, ndr] Ma non temere Pasqua, un cappio lo riserviamo anche per il tuo collo.»
Non avete già sentito tutto questo, sfumature a parte? Si che l’avete sentito. Allora perché tanta attenzione a senso unico? Sarà il colore a fare la differenza? Forse il nero oramai è demodé, e adesso va forte il verde (si porta su tutto), per cui quest’ultimo è non solo tollerato ma persino istituzionalizzato, nonché blandito in momenti di difficoltà partitocratica come quello attuale. Ciliegina sulla torta, in chiusura del video di propaganda del PNI, l’immortale motto: «Dio è con noi». Di nuovo!
Un dubbio ci rode: non sarà che i camerati di Saya hanno ragione a dire che «ciò che noi promulghiamo altro non è che il pensiero del popolo italiano»?
Pubblicato ieri qui.
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