venerdì 8 luglio 2011

Gli atei salveranno la Chiesa (e se stessi)



Don Giorgio De Capitani è uno di quei rari sacerdoti “controcorrente”, di quelli cioè che guardano la loro Chiesa con un occhio più critico della media dei loro colleghi, convinti evidentemente che seguire Cristo non voglia dire necessariamente tacere sulla incoerenza delle gerarchie ecclesiastiche, e che svolgono la loro pastorale seguendo questo orientamento.

Di solito questi sacerdoti subiscono più o meno apertamente delle reprimende da parte del vicariato competente e don Giorgio non fa eccezione. Sul suo sito (dove si può ammirare la qualità “rivoluzionaria” del suo sacerdozio) ha pubblicato il 28 giugno una lettera inviatagli da monsignor Carlo Maria Redaelli nella quale il vescovo gli intima di oscurare la sua protesta per la recente nomina di monsignor Angelo Scola a Vescovo di Milano, reo – tra l’altro – di far parte di quella “combriccola” di Comunione e Liberazione che è, per De Capitani, «il cancro della Chiesa». Detto fatto, ma il sacerdote non si è scoraggiato e ha innanzitutto risposto con un tono particolarmente aggressivo, minacciando una vera e propria «guerra», oltre che di fondare una parrocchia auto-gestita nel caso tentassero di togliergli la sua; poi ha inviato a MicroMega una lettera dai toni durissimi, con addirittura un invito a trovarsi in piazza a protestare contro la nomina di Scola; una vera bomba sul granitico, burocratico e politicante intercedere della Chiesa, e sul silenzio omertoso della chiesa-ecclesia.

Ma tra le idee rivoluzionarie di don Giorgio ce ne è una che è ancora più sorprendente, se viene da un esponente del clero. È stata esposta in un articolo pubblicato nell’autunno del 2009 che avanza una proposta: «perché non mettere la Chiesa nelle mani di atei, agnostici e così via, per un determinato tempo?». Questo affinché «sia restituita alla Chiesa quell’Umanità che si è dissolta nella religione. È la religione che ha stretto la Chiesa nella sua struttura dis-umana». In questo modo «ci sarà quell’incontro nell’Umanità tra ateismo e Chiesa di Cristo che secoli e secoli hanno separato a danno della stessa Umanità».

Perché «a salvare Dio dalla prigione saranno gli atei a cui non interessa salvare Dio ma l’Umanità», e perché «di fronte all’Umanità i ponti levatoi si abbassano, le finestre e le porte si aprono. Sarà poi compito dei cristiani restituire a Dio il suo vero volto o, meglio, lasciare che Dio si riveli nell’Umanità. Il compito degli atei finirà quando avranno abbassato i ponti levatoi e avranno aperto porte e finestre della Chiesa».

Vorremmo rilanciare questo appello, rivoluzionario e nel contempo molto “cristiano”, invitando alla collaborazione atei e “cattolici adulti“, nell’interesse di tutti: dei credenti, che “libereranno” il loro dio dalla “prigione” della compromissione col potere e col danaro (che sono la negazione di dio, stando a una certa interpretazione dei Vangeli), dei non credenti, che otterranno finalmente la dignità di esseri umani liberi e responsabili del loro destino come ora solo i cattolici hanno la facoltà di essere, e della laicità, che è premessa fondamentale di tutto ciò.

Già pubblicato qui.


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