lunedì 27 giugno 2011

PD: dramma del masochismo



Se nella società le ideologie non se la passano tanto bene, in politica qualcuno dice siano del tutto sparite; in realtà differenze anche rimarchevoli tra i partiti esistono, soprattutto sui temi etici, così come esistono ancora partiti fortemente ideologicizzati. Tra questi ultimi spicca senza meno l’UdC, cattolicista fino nel midollo. La domanda fatidica di Giorgio Gaber, quindi («ma cos’é la destra, cos’é la sinistra?»), è superata, e la nuova domanda è: cos’é il centro?

Chissà se lo sa Pierluigi Bersani, erede a sinistra di una lunga tradizione di leader tutt’altro che illuminati, visto che con il partito di Pierferdinando Casini vorrebbe stringere alleanza elettorale in vista delle elezioni politiche del 2013. Invece che guardare alle ultime elezioni amministrative, vinte per merito dei candidati dell’Italia dei Valori e di Sinistra Ecologia e Libertà scelti con le primarie, e invece che guardare ai sondaggi sulle intenzioni di voto che danno il PD insieme a Di Pietro e Vendola attualmente sopra il 40% (meno del 39% invece con il terzo polo, secondo l’ultimo sondaggio EMG per conto del TgLa7), posto che una ammucchiata con tutti questi soggetti non solo è impossibile ma nemmeno auspicabile. Dunque il "modello Macerata", cui accenna Bersani in una intervista al Corriere della Sera: qui il neo presidente della provincia UdC – appoggiato da PD e IdV ma non da SEL – ha subito affidato il suo mandato nelle mani «del Signore e della Madonna del rosario». Lo ha fatto in perfetta continuità col leader del suo partito: Casini infatti fece altrettanto ma con un’altra madonna, quella di S. Luca (peraltro evocata anche dal neo sindaco “ateo” di Bologna, Virginio Merola, a riprova che la bussola del PD è guasta da tempo), insediandosi a Montecitorio come presidente della Camera nel 2001. Tutti eletti da qualche madonna, evidentemente, invece che dai cittadini.

Quella di Bersani sembra essere la scelta consapevole di portare il suo partito, perennemente lacerato dalle spinte opposte degli eredi della sinistra e del centro cattolico, dalla parte di quest’ultimo, anche perché secondo il segretario «gli elettori di sinistra e quelli di centro» sarebbero «già mischiati». Mischiati dove e come, non si sa.

E’ una logora logica partitocratica, per cui un partito può solo appoggiarsi a un altro partito anche se oltremodo distante per il suo orientamento – se di peso minore, di fatto è consegnarsi al suo potere di ricatto – invece che tentare di accrescere il proprio bacino elettorale andando a offrire rappresentanza a chi ne è ancora privo. Ed è un ennesimo errore strategico che non tiene conto del fatto che gli elettori dell’area di centrosinistra oramai non sono più disposti a votare accozzaglie ingovernabili di partiti diversissimi tra loro solo per mandare a casa Berlusconi.

E’ la riproposizione dell’ennesimo dramma masochista di un partito che già nel passato è stato vittima dei ricatti cattolici, con D’Alema che ha affondato l’Ulivo consegnandosi a Cossiga e Prodi che ha dovuto soccombere a Clemente Mastella, mandato dal Vaticano a dare il colpo di grazia a un governo che aveva manifestato l’intenzione di legiferare sulle coppie di fatto. E ora di nuovo spazio e visibilità a politici “sabotatori” come Paola Binetti e il suo cilicio, uscita dalla porta e invitata maldestramente a rientrare dalla finestra.

History will teach us nothing, cantava Sting: a Bersani dedichiamo questa canzone.

Già pubblicato qui.

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