venerdì 11 febbraio 2011

Un contributo ateo al Cortile dei Gentili



Domani, 12 febbraio, verrà finalmente inaugurato a Bologna il cosiddetto Cortile dei Gentili, annunciato più volte da mons. Gianfranco Ravasi: nelle intenzioni di quest'ultimo la fondazione (che mutua il nome dal cortile che esisteva nel tempio di Gerusalemme dove stavano i popoli "altri" rispetto a quello eletto) dovrebbe essere uno spazio nel quale la Chiesa Cattolica si confronta con i non credenti.
A giudicare dalle dichiarazioni recenti di autorevoli esponenti del clero cattolico e nello specifico di chi si è occupato della preparazione dell'evento (qui una selezione di 'perle' ecclesiali e filo clericali su atei e ateismo, nonché le fonti delle citazioni riportate in questo articolo), però, l'iniziativa ha tutta l'aria di essere una sorta di dibattito truccato, più un evento spettacolar-propagandistico che un vero confronto tra pari: infatti la Chiesa, sempre più preoccupata dall'avanzare del relativismo e dalla secolarizzazione delle società occidentali, si impegna instancabilmente in 'campagne di arruolamento' con meno rischi possibile, e per il convegno bolognese si è scelta con cura gli interlocutori, pescandoli più che altro nel recinto sicuro dei cosiddetti "atei devoti" (non mancherà anzitutto Massimo Cacciari, che ne è uno dei più autorevoli esponenti, mentre non sappiamo nulla circa la partecipazione di Marcello Pera, che conosce bene il pontefice per aver collaborato più volte con lui) piuttosto che nel mondo dell'associazionismo laico e dei veri atei e agnostici, fino a giungere al culmine di definire con sprezzo l'UAAR (la più grande e autorevole realtà associativa atea italiana) "folkloristica", espediente che serve con tutta probabilità a evitare un confronto non addomesticato.
Un confronto tra pari -l'unico possibile- presuppone la conoscenza e il rispetto reciproco, e si dovrebbe fare solo quando i cittadini credenti e quelli non credenti avranno lo stesso livello di diritti civili e libertà individuali, situazione lontanissima da realizzarsi in alcune democrazie europee, tra le quali prima di tutto il nostro Paese.
Tuttavia vogliamo dar credito a mons. Ravasi e ai suoi collaboratori, e nell'attesa dell'esito dell'evento auspichiamo sinceramente che ciò che ne uscirà fuori sia prima di tutto la fine della negazione dell'esistenza degli atei (e quindi dell'ateismo), la restituzione ad essi della piena dignità di esseri umani che ogni persona merita al di là delle proprie convinzioni, e anche la dichiarazione ufficiale della fine delle ostilità cattoliche contro gli atei e delle ingerenze nell'attività legislativa dei parlamenti nazionali. Crediamo a tal punto in questa occasione che vogliamo fornire il nostro modesto contributo alla discussione, sotto forma di una lista essenziale (alla Nick Hornby), per sommi capi e in ordine sparso, di ciò che sarebbe indispensabile fosse assunto finalmente e messo alla base del dibattito, da Bologna in poi:

1 l'ateismo non è un pericolo per la società e per la Chiesa, e non è minaccioso a tal punto da avere la capacità - e le intenzioni - di distruggere l'una e l'altra o di «sfigurare l'uomo e il creato», come paventato da Camillo Ruini in una intervista al Corriere del 2 dicembre 2009 e da papa Ratzinger nell'udienza al corpo diplomatico presso la Santa Sede il 12 gennaio 2010;

2 non è vero che gli atei sono a favore della eugenetica e dello scientismo tout court a prescindere, magari elevato a credo simil religioso, anche un ateo ha la sua personale spiritualità e amore per la 'vita', che prescindono dalla religione;

3 non si può affermare che gli atei non conoscendo dio 'non sono pienamente umani' (cardinale Cormac Murphy-O’Connor intervistato dalla BBC nel maggio 2009), o che sono incapaci di cogliere l'umanità del prossimo e di amare, come ha elegantemente insinuato il signor Ratzinger in persona nell'udienza generale del 2 dicembre 2009 e nell'omelia del 2 gennaio 2010;
4 non si può affermare che l'ateismo non esista, ovvero che è impossibile essere atei; o più semplicemente che l'ateismo sia la "negazione" dell'esistenza di dio, perché questo presuppone che l'esistenza di dio sia reale e provata. E' bene invece partire dall'assunto per cui è chi afferma l'esistenza di una qualsiasi cosa che deve provarla, non chi la nega, il quale poi dovrebbe avere persino l'onere della dimostrazione della non esistenza, un paradosso inaccettabile;

5 non è vero che gli atei non hanno alcun tipo di moralità, o che sono -secondo il pregiudizio comune- esseri senza freni inibitori e per questo privi di rispetto del prossimo, dediti a ogni genere di efferatezza delittuosa; nel migliore dei casi, che la loro vita non abbia «una direzione, uno scopo» (sempre Ruini, nell'intervista di cui sopra); non è vero che gli atei, non avendo una divinità come riferimento, si affidano a dei surrogati come l'astrologia o a vizi come il gioco d'azzardo, o si creano idoli di altro tipo, come se si debba per forza riempire un vuoto. I partecipanti al Cortile dei Gentili dovrebbero prendere atto della realtà, per capirla: non esiste una sola etica e una sola morale, quella cristiana non è l'unica possibile e non è nemmeno aprioristicamente da considerare la migliore in assoluto, e un uomo può realizzare serenamente le proprie aspirazioni anche senza un dio all'orizzonte;

6 gli atei non sono corresponsabili delle stragi commesse dalle dittature "materialiste" del Novecento, con le quali l'ateismo non ha attinenza: si citano comunemente Stalin, Hitler (discorso di Ratzinger durante la sua visita in Gran Bretagna, settembre 2010) o Fidel Castro (ma si tralascia - chissà perché - Augusto Pinochet);
7 l'ateismo non è una ideologia dogmatica. In realtà esistono tanti ateismi quanti sono gli atei. Il relativismo tanto temuto dalla Chiesa non è negativo in sè, ma è invece una risorsa che arricchisce e fa crescere sia i singoli che le società in una proficua pluralità di approcci alla realtà, garantendo peraltro anche l'esistenza delle ideologie religiose;

8 non serve (per carità) un' alleanza tra monoteismi per 'sconfiggere' l'ateismo, come auspicato dal Ministro degli Esteri Franco Frattini in un articolo per l'Osservatore Romano del 22 ottobre 2010, cosa che suona quasi come un'istigazione alla persecuzione degli atei; si faccia altresì molta attenzione anche all'uso delle citazioni bibliche, non è prudente ad esempio che il pontefice, in questo periodo di caccia alle streghe, sottolinei che ci sia bisogno del "bastone e del vincastro, per allontanare le bestie selvatiche dal gregge" (celebrazione eucaristica del 12 giugno 2010);

E buon lavoro a tutti i convenuti nel Cortile.

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