giovedì 13 gennaio 2011

Matrimoni omosessuali: il nuovo no della Consulta



I giudici della Corte Costituzionale hanno respinto ancora una volta i ricorsi presentati in tempi e luoghi diversi (ma parte di una strategia comune che in particolare l'associazione radicale Certi Diritti chiama appropriatamente campagna di "Affermazione Civile") dalle associazioni lgbt italiane contro i rifiuti di alcuni Comuni di acconsentire alle pubblicazioni di matrimonio presentate da alcune coppie omosessuali, con una sentenza in cui si chiarisce -tra l'altro- che nell'articolo 29 della Costituzione "la diversità di sesso è essenziale" affinché il matrimonio possa essere celebrato ed avere validità giuridica. I ricorsi sono il -quasi- termine dell'iniziativa varata circa tre anni fa da Certi Diritti e dalla rete di avvocati Rete Lenford, secondo i quali si doveva arrivare necessariamente -stante l'immobilismo del Parlamento- a investire della questione la Corte Costituzionale.
Il mondo cattolico esulta, dall'altra parte invece alcuni parlano di 'sentenza politica' o, per quelli che usano toni particolarmenre accesi, 'pilatesca'; in effetti, a leggere bene l'art 29 della nostra Costituzione:

"La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare"

ci si accorge che esso si limita a parlare di 'coniugi', non parla esplicitamente del loro sesso, dunque questa interpretazione dell'articolo parrebbe soggettiva, o solamente fondata sulla consuetudine e sulla 'tradizione' e sulla interpretazione etimologica della parola 'matrimonio': va sottolineato che consuetudine e 'tradizioni' sono in questo caso fondate fondamentalmente ed inevitabilmente sulla dottrina di una religione e non tengono conto del progresso civile e dell'adeguamento dei costumi, dunque sono persino in contrasto con la laicità dello Stato. Una discussione seria su questo tema andrà prima o poi affrontata seriamente in questo Paese, che in tempi teoricamente peggiori per la laicità ha portato all'approvazione delle coraggiose leggi sull'aborto e sul divorzio.

L'interpretazione dei giudici della Consulta motivata nella recente sentenza si potrebbe aggirare spingendo -almeno per iniziare- con le unioni civili piuttosto che col matrimonio vero e proprio, purché ovviamente equiparate nei diritti e doveri al matrimonio eterosessuale. Per non impelagarsi in una inutile disputa sull'etimologia delle parole o sulla loro attualità, sulla opportunità che vengano interpretate e secondo quali parametri: lasciamo pure alla Chiesa Cattolica il 'copyright' della parola matrimonio, sebbene non ce l'abbia. Un passo indietro -in attesa di tempi migliori- potrebbe forse velocizzare la discussione delle proposte di legge depositate da tempo in Parlamento, al quale la stessa Consulta nel respingere i ricorsi ha più di una volta rimandato (sempre che sia chiaro che non si intende rinunciare definitivamente all'istituto del matrimonio): in fondo non in tutte le nazioni europee dove i diritti delle persone omosessuali sono tutelati c'é il matrimonio gay; accade in Svezia e persino nella cattolicissima Spagna ma non nell'evoluta Danimarca, dove però ci sono le unioni civili ed è prevista pure l'adozione.

Ora la battaglia delle associazioni si sposta nel campo del riconoscomento delle unioni celebrate nei paesi ove sono posibili. Nel frattempo, toccherà di nuovo affidarsi alle istituzioni europee, in particolare alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, confidando almeno in un -ennesimo- richiamo al Parlamento italiano (che spontaneamente non affronterà mai la questione, influenzato com'é dal Vaticano), sperando nel contempo che l'ingresso delle nazioni dell'est più arretrate in tema di diritti civili e supine ai diktat delle religioni non ne comprometta l'azione e il principio di laicità.



Già pubblicato qui.

2 commenti:

chechimadrid ha detto...

in spagna i gay possono sposarsi ed adottare figli. a me sembra una cosa molto giusta e civile

Alessandro Baoli ha detto...

Senonché l'Italia non è un paese giusto e civile...