mercoledì 21 aprile 2010

Viaggio in Europa



Dopo la presa di posizione della Corte Costituzionale che ha rigettato i ricorsi presentati da tre coppie omosessuali e dalle associazioni che le assistevano sulla possibilità che anche le coppie dello stesso sesso possano contrarre un matrimonio, presa di posizione che in realtà non lo è affatto visto che si è preferito rimandare la questione alle competenze del Parlamento (lo stesso che si rifiuta sistematicamente di legiferare in materia) pur senza bocciare del tutto la questione di principio, e dopo le esternazioni più o meno colorite dei 'difensori della famiglia tradizionale', vorrei provare a spiegare perché sarebbe giusto che questa cosa si faccia, offrendo una prospettiva diversa, potenzialmente risolutiva ma finora -mi pare- poco considerata per inquadrare il problema, e che dovrebbe essere prevalente e sostituire ogni presa di posizione ideologica o dogmatica. In realtà non solo su questo ma anche su altri temi cosiddetti 'etici'.

Parlando degli articoli della nostra Costituzione sui quali si basavano i ricorsi, c'é anzitutto da rilevare che i suddetti 'difensori' brillano per incoerenza e doppiopesismo: sono gli stessi che travisano -in perfetta malafede- lo spirito della Carta Costituzionale quando si tratta di difendere i loro privilegi e quelli della loro Chiesa (ad esempio sulla laicità del sistema scolastico, vedi ora di religione praticamente obbligatoria, e sui finanziamenti alla CCAR tramite il meccanismo truffaldino dell'otto per mille e altre fantasiose vie) salvo poi abbracciarne integralmente il senso letterale quando invece così fa comodo; e aggrappandosi poi anche all'etimo della parola "matrimonio". Cosa che in ultima analisi costituisce l'unico loro argomento, sia pure assai debole, che potrebbe avere una certa consistenza, ed è una fortuna per loro, perché dietro all'etimologia (che pure non è universale ma ovviamente cambia al cambiare delle culture e delle lingue) hanno la possibilità di nascondere la loro intolleranza nei confronti delle persone glbt.
Altri argomenti non ne hanno: dire ad esempio che la famiglia eterosessuale è "discriminata" è un'altra prova di falsità, puzza di ipocrisia lontano un km, perché il metro di paragone su cui si misura la discriminazione di tutte le altre categorie sociali, in questo Paese, è proprio la famiglia eterosessuale fondata sul matrimonio cristiano, quello è il nucleo fondante della nostra società (pare persino banale ricordarlo) ed è il riferimento, e tutto ciò che è 'altro' sta uno o più gradini al di sotto; dire invece che le politiche per la famiglia sono insufficienti, dire che possono e devono migliorare è un altro discorso, ed è in parte vero. Ma in questo caso i cattolicisti se la devono prendere coi politicanti che mandano regolarmente in Parlamento, non con il 'relativismo etico' o con chi chiede un minimo di equità civile (pari doveri = pari diritti) tra cittadini.

Ma stavolta lasciamo da parte queste ed altre dispute, che hanno fin troppo del già sentito.
Quello che c'é da dire (e che troppo poco si dice) è che tutti noi, prima ancora che omosessuali o eterosessuali, prima che credenti o non credenti, siamo Cittadini, paghiamo tutti le tasse e tutti egualmente contribuiamo al progresso della Nazione e al benessere collettivo, i servizi che lo stato sociale offre sono pagati col lavoro e coi soldi di tutti, nessuno escluso (ovviamente al netto dell'evasione fiscale). Inutile stare a replicare alle obiezioni sull'etica, sulla tradizione o sulla "natura" (concetto quantomai vago che serve solo a giustificare tante discriminazioni pur non avendo alcuna base nè scientifica nè statistica degna di rilievo), bisogna battere sul chiodo delle responsabilità civili dei singoli cittadini, come accennato più sopra: se è giusto che tutti abbiano eguali doveri è altrettanto giusto che tutti abbiano eguali diritti, che ci sia effettiva parità tra tutti i cittadini, e non un ipocrita doppiopesismo che oggi danneggia una categoria sociale, ma domani potrebbe farlo con un'altra che oggi si sente al sicuro; perché i tempi cambiano, che piaccia o no, i clericali tengano presente ad esempio che l'islam cresce anche nel nostro paese, vorrei vederli un domani che i musulmani saranno diventati abbastanza forti da presentare le loro istanze con una forza molto maggiore di oggi, mi immagino che allora facilmente potrebbero abbracciare la causa del cosiddetto laicismo (laicità delle istituzioni, nulla di più) che oggi tanto avversano!

Circa tre anni fa in occasione di un Gay Pride, l'Arcigay minacciò uno sciopero fiscale per scuotere la politica. Così come hanno scioperato e manifestato realmente (e non solo con una boutade, nel caso delle associazioni glbt) gli immigrati lo scorso primo marzo. E se tutte le persone glbt interessate e i loro simpatizzanti e sostenitori facessero altrettanto ma stavolta sul serio? E' un sistema, d'altra parte, che i detrattori delle 'nuove' forme di famiglia conoscono benissimo per averlo praticato più volte, ad esempio con l'obiezione di coscienza dei medici e farmacisti cattolici sull'aborto e la vendita della pillola del giorno dopo. Loro possono e gli altri no? Sarebbe un segnale forte, finalmente, e un modo assolutamente civile e non violento per ottenere dei diritti (si, proprio così: diritti) senza togliere nulla agli altri.
Quello che si chiede è solo che lo Stato, che siamo tutti noi, nessuno escluso, smetta di far finta di ignorare un fenomeno sempre presente e in prevedibile crescita, e riconosca anche quel tipo di unioni, prevedendo uguali doveri e uguali diritti delle altre. Come si fa in un numero sempre crescente di Paesi nel mondo.

Per quanto mi riguarda, sarei anche disposto a lasciare alla Chiesa Cattolica il 'copyright' della parola matrimonio, sebbene non ce l'abbia: per soddisfarre quella sua foga assolutista di prendere possesso anche del linguaggio di tutti, dell'anima di una cultura e di una popolazione.
Chiamiamolo -che so- Pacs, Dico, Unioni Civili... "Ti sposi? No, mi 'unisco civilmente'..." a me va bene lo stesso.

Non posso essere del tutto sicuro che prima o poi queste riforme arriveranno anche qui, trenta-quaranta anni fa (le battaglie sull'aborto e sul divorzio) era un'altra epoca, oggi siamo tutti lobotomizati, cloroformizzati dalla tv e dall'informazione di massa che non informa ma è servile come raramente accade in paesi cosiddetti civili, è sempre più difficile far accettare al grosso della popolazione l'importanza per tutti e non solo per alcune 'categorie' di cittadini di queste battaglie di affermazione civile. Il che aprirebbe un altro discorso, sulla capacità di coinvolgimento delle lotte per la laicità, discorso che un giorno andrà pure affrontato.
Quindi, si dovrà certamente giungere a una pronuncia della solita Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, unico baluardo di civiltà e unica possibilità che hanno i laici di questo povero Paese per tentare di ottenere giustizia. Prepariamoci al consueto viaggio in Europa, allora.

Nel frattempo, negli Usa Obama promulga una legge che obbliga gli ospedali a permettere ai pazienti di indicare, anche in una persona dello stesso sesso, il proprio partner, come persona con il diritto di visita e responsabile di prendere decisioni sulla sua salute...

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Utile:
Rassegna stampa dal punto di vista prevalentemente laico sul cammino delle proposte di legge per il matrimonio omosessuale in Italia e nel mondo.

Sito dell'Associazione Certi Diritti, promotrice dei ricorsi delle coppie gay che sono arrivati -finora- alla Corte Costituzionale.

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