giovedì 18 marzo 2010

Libera eversione in libero Stato



L'altro giorno stavo vedendo una puntata de Le Storie, programma quotidiano dell'ottimo Corrado Augias su rai tre; l'ospite era Isaia Sales, che presentava il suo libro "I preti e i mafiosi", nel quale racconta i rapporti di contiguità -non dichiarati ma fattivi- che ci sono tra le mafie e la Chiesa del sud Italia: sappiamo bene che le gerarchie vaticane non mettono altrettanta foga e determinazione nel combattere e condannare pubblicamente le mafie di quanta ne usano nelle loro quotidiane esibizioni di sessuofobia, lasciando praticamente da sole alcune chiese locali e pochi cosiddetti 'preti di frontiera' a una estenuante lotta contro la mentalità mafiosa dilagante, prima ancora che contro le mafie in sè. Durante la trasmissione è stata letta una mail di un ascoltatore che si chiedeva -e chiedeva all'ospite- se la causa o una delle cause di questa "rilassatezza" nei confronti dei boss, assassini e strozzini si, ma tanto devoti e pure ostentatamente, fosse da ascrivere a ragioni storiche che risalirebbero addirittura alla unità d'Italia: la tesi, interessante, è che la Chiesa in fondo non ha mai accettato la costituzione dello stato unitario (1861), che in fondo tutt'ora non ne riconosca l'esistenza con sufficiente convinzione, al di là delle dichiarazioni formali e ufficiali, e che questo la accomuni alle mafie: entrambi i poteri -Chiesa e mafie- infatti, hanno la loro struttura e le loro regole e rifiutano di sottoporle all'autorità dello Stato italiano, seppure per motivi diversi.

Se per le mafie questo è lampante, per la Chiesa lo è un pò meno.

La domanda che dovremmo porci, e che poi è la 'ragione sociale' e il 'sottotitolo' di questo blog, è: qual'é il rapporto tra religione e democrazia? Le due cose sono compatibili?

Ovviamente oggi la Chiesa nel suo complesso non è, giuridicamente parlando, un'associazione criminale come lo sono le mafie (sebbene se riprendessero alcuni comportamenti e usanze di un passato nemmeno troppo lontano e li riproponessero oggi, allora lo sarebbe in tutto e per tutto, e sebbene non pochi episodi ancor più recenti che vedono il Vaticano come protagonista sono a dir poco oscuri...), tuttavia se si indagasse a fondo si troverebbero facilmente non poche dichiarazioni e atteggiamenti che non esito a definire di tendenza eversiva/sovversiva, con le relative istigazioni verso i suoi fedeli -e non- a fare altrettanto.
Esempio: se il cardinal Caffarra in una pubblica occasione afferma che "le leggi ingiuste non vanno rispettate", ove l'ingiustizia che paventa ovviamente è del tutto relativa alla sua religione, egli commette una istigazione alla sovversione, o quantomeno a delinquere; se il papa in persona afferma, altrettanto ufficialmente, che la legge di un dio deve venire prima di quelle dello Stato, uno Stato laico legittimamente costituito, fa la stessa cosa. Il tutto si aggrava poi se questa istigazione viene porta con forza non solo ai singoli cittadini (ogni persona, prima ancora che credente o non credente, è un Cittadino, bisogna ricordarlo) ma ai politici italiani, cioè di uno Stato che per il Vaticano -sede del pontefice e della Chiesa universale- è straniero: le continue esortazioni a quei politici che si dichiarano credenti cattolici, al di là della loro coerenza (cosa che meriterebbe un lungo discorso a parte), a mettere la loro fede, ovvero la dottrina della Chiesa cattolica, al primo posto ancora prima che la fedeltà alla Repubblica, è la summa della qualità di tendenza eversiva della religione che la Chiesa di Roma pretende di rappresentare.

Allora si dovrebbe ricordare ogni giorno ai suddetti politici che essi per prendersi la poltrona, lo stipendio pagato coi soldi dei contribuenti e i relativi 'benefits', hanno giurato (spergiuri!) al Quirinale, nelle mani del Presidente della Repubblica Italiana sulla sua Costituzione, e non in Vaticano, davanti al Papa e sulla Bibbia! Che se tanto bramano di servire un dio invece che il popolo italiano tutto, possono benissimo andare a far carriera politica nella Città del Vaticano. Che però è una monarchia teocratica che non offre spazio per alcun esercizio di democrazia, e allora si capisce perché cerchino di imporsi qui.

Questo è spiegabile con la natura assolutista propria della religione, assolutismo che conosciamo bene, ma se è spiegabile tuttavia non è accettabile: chi facesse affermazioni simili a quelle di cui sopra, o anteponesse ad esempio con omissioni concrete la propria fede al servizio pubblico dei cittadini -tutti, uguali per definizione costituzionale- come nel caso dei farmacisti che fanno obiezione di coscienza e si rifiutano di vendere la pillola del giorno dopo , in realtà andrebbe denunciato; e se, per loro fortuna, essi possono rifugiarsi nel comodo nascondiglio dell'esercizio di opinioni visto che il reato di opinione di fatto è stato abolito come tale, almeno simili atteggiamenti vanno stigmatizzati con forza e pubblicamente, sia che provengano dai papaveri della cei sia che si scoprano nel nostro quotidiano.

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