martedì 30 marzo 2010

La messa è finita?



La Destra non ci interessa, è troppo disgustosamente clericale: il disgusto viene anzitutto dall'ipocrisia nei comportamenti personali degli autorevoli esponenti del cosiddetto 'popolo delle libertà', per tacere della lega che adora il Dio Po: credenti e difensori della cristianità in pubblico, libertini, razzisti e disonesti nel privato; sul piano politico-sociale, invece, la Destra italiana continua a dimostrarsi consustanziale all'autorità vaticana, l'una si appoggia all'altra: dalla Chiesa la Destra politica trae potere sotto forma di spostamento di voti a proprio favore, dalla Destra politica la Chiesa ottiene di mantenere ed ampliare gli storici privilegi che tutti conosciamo.
Per questo la Destra non ci interessa.

La Sinistra invece si, almeno in teoria, perché è l'area politica che storicamente dovrebbe essere più vicina alle istanze dei laici e dei non credenti; ma la Sinistra italiana è malata da tempo immemorabile, ancora malconcia dopo la rovinosa caduta del muro di Berlino, non si è più ripresa. Tanto che in quelle occasioni -a livello nazionale- dove ha vinto, ha potuto farlo solo grazie all'appoggio dei cattolici non di destra, cosa che ha comportato di fatto la rinuncia a governare e che è stata il mortale abbraccio che l'ha finita del tutto. E' malata di narcisismo, la Sinistra politica, di protagonismo ed egoismo dei suoi leaders storici, ma anche di quelli locali, è senza progetto e identità, è tenuta insieme (quando riesce a stare insieme) solo dall'incombente presenza del mostro berlusconista.
Questa tornata elettorale ce ne ha dato l'ennesima conferma: nonostante l'oggettiva debolezza contingente del PDL, siccome non siamo in Francia dove se uno schieramento è debole l'altro sa come rafforzarsi ed approfittarne, l'astensionismo ha fatto del male soprattutto alla Sinistra; ma tuttavia qualche segnale, oltre a quello macroscopico (e prevedibile) dell'astensione di massa, lo si può cogliere. Dovrebbero coglierlo i vari leaders di cui sopra, se volessero.

Qui parlo soprattutto del Partito Democratico, ovviamente, visto che gli eredi veri e propri del vecchio PCI si sono suicidati da tempo per frammentazione ottusa e quelli del (pessimo) vecchio PSI sono diventati quasi tutti berlusconiani. Il PD cala (il riferimento è il risultato delle regionali di cinque anni fa) e si fa superare, sebbene di poco, dal PDL, ma subisce una rimonta spettacolare dell'Italia dei Valori, vera opposizione, oltranzista ma almeno non inciucista, e questo è un primo segnale. Poi c'é l'affermazione di Nichi Vendola in Puglia, dopo che era stato "ripudiato" dal PD: sbattuto fuori dalla porta è rientrato perentoriamente dalla finestra, con grande smacco per la direzione del PD, e infine la relativa sorpresa delle liste "Cinque stelle" di Beppe Grillo, populista pure lui ma almeno un pò più sveglio di quelli del loft romano, che ha sorpassato il PD a sinistra anche lui, sottraendo altri voti.

Quello più interessante per noi, però, è il segnale che viene dalla Regione Lazio.
Qui la candidata era davvero un'innovazione, visto lo staticismo degli apparati piddini (che infatti non avevano ancora scelto il loro candidato), ed era l'ottima Emma Bonino. Candidata radicale, fiera avversaria del clericalismo, persona percepita dall'elettorato -anche di sinistra- come onesta: non colpisce tanto la sua sconfitta di misura, perché viste le premesse poteva andare molto peggio, ma il dato che l'ha vista stracciare l'avversaria Renata Polverini (ormai ex segretaria del sindacato cattofascista UGL) nella città di Roma, che esprime la maggioranza numerica degli elettori laziali e che ospita nientemeno che il Vaticano! Parliamoci chiaro: al di là del fatto che io, se fossi l'attuale sindaco di Roma mi preoccuperei, la Bonino non ha perso tanto per il puntuale intervento a gamba tesa del clero romano, quanto per il can can mediatico del caso Marrazzo e soprattutto per la pessima gestione della sanità, già disastrata dalla precedente Giunta guidata da Storace, pozzo senza fondo e terreno fertile per il solito clientelelismo, con liste d'attesa lunghissime e costi spesso insostenibili. Ecco perché quel mezzo punto -circa- soltanto di distacco dalla Polverini e il dato eclatante ottenuto a Roma dovrebbero far riflettere Pierluigi Bersani: le ideologie sono morte e sepolte, per fortuna, la smettesse di chiamare "compagne e compagni" i suoi elettori e accettasse il fatto che a sinistra si vince opponendosi lealmente ma risolutamente, mostrando che tra il proprio partito e quello avversario delle differenze ci sono, combattendo la corruzione senza pensare che appartenga solo agli avversari, avendo un progetto politico chiaro fondato sui bisogni reali della gente, ma si vince anche parlando di laicità e di diritti civili senza paura e senza ipocrisie. A sinistra, dunque, la smettessero di andare a messa per fare passerella ed elemosinare qualche briciola cattolica, che tanto il grosso degli elettori cattolici vota il PDL, o comunque il centrodestra: basta vedere come l'UDC, partito cattolico oltranzista, ha avuto più voti dove si era è alleato col PDL che col PD. Per fortuna Casini toglierà almeno questa castagna dal fuoco di Bersani tornando, alle prossime politiche, all'ovile berlusconiano.
Ecco perché occorrerebbe iniziare subito a parlare di laicità e diritti civili senza inseguire l'avversario sul terreno del clericalismo.

Ebbene, mi domando: lo capiranno tutto questo, nel famoso loft romano?
Sono pessimista, e non lo credo, per questo quello che penso è che il PD vada chiuso definitivamente. Ha fallito, e ha fallito in verità ancora prima di nascere, con quel parto travagliato di ben dieci anni. Bersani abbia almeno questo coraggio, sciolga il partito, si porti i vecchi carciofi ex/post/neo comunisti all'ospizio e lasci spazio ad altri, a un progetto nuovo, magari di impronta liberaldemocratica europea, aria fresca, che sia in grado di convincere quella metà (e più) di elettori italiani a tornare a votare, o ad andare a votare senza la molletta sul naso.

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