Come Diogene vagava con una lanterna in cerca dell'uomo, anche noi
cerchiamo i cosiddetti cattolici adulti, ma
questi continuano a mancare all'appello. Anche dopo che il tanto amato (dal
popolo, un po' meno dalle gerarchie ecclesiali) cardinal Carlo Maria Martini se
ne è andato, scandalizzando i cattolici più ortodossi col suo rifiuto dell'accanimento
terapeutico e
denunciando autorevolmente (e fin troppo benevolmente, ma si sa, non è facile
criticare una struttura di cui si fa parte a pieno titolo) il colossale ritardo
culturale della Chiesa cattolica, e - di conseguenza - della religione che
questa rappresenta.
L'otto agosto scorso, parlando con padre Georg Sporschill e
Federica Radice, in quello che la stampa considera il suo 'testamento
spirituale', Martini affermava chiaramente che «La nostra cultura è
invecchiata [...] le nostre case religiose sono vuote e l'apparato burocratico
della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi». Il
cardinale, papabile al conclave che ha eletto il reazionario Joseph Ratzinger
(che infatti ha subito tentato di riportarlo nei ranghi - da morto -
definendolo "pastore fedele"), appare sconsolato nel vedere «così
tanta cenere sopra la brace [la Chiesa, ndr] che spesso mi assale un senso di
impotenza», e arriva ad auspicare «la conversione: la Chiesa deve riconoscere i
propri errori e deve percorrere un cammino radicale di cambiamento, cominciando
dal Papa e dai vescovi. Gli scandali della pedofilia ci spingono a intraprendere
un cammino di conversione. [...] Dobbiamo chiederci se la gente ascolta ancora
i consigli della Chiesa in materia sessuale. La Chiesa è ancora in questo campo
un'autorità di riferimento o solo una caricatura nei media?». E alla fine,
prendendo atto che «La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni» si chiede: «Come
mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio?».
Sembra che con Martini siano spariti definitivamente anche quei
credenti critici che la chiesa - ecclesia ha al suo interno; già quando era in
vita non sono stati capaci di cogliere con convinzione quel poco di spinta
verso un adeguamento alla realtà da parte della Chiesa che il cardinale -
insieme ad altre figure ecclesiali ben più critiche, come il teologo Hans Kung
- auspicava. Ora mancano del tutto all'appello: non si curano nemmeno che il
loro amato cardinale venga abbandonato in pasto a spudorati fanatici
cattolicisti come Antonio Socci (ne abbiamo parlato diffusamente qui), che spalleggia e
istiga la parte più reazionaria della Chiesa, affermando tranquillo che
«Martini ha sempre cercato l'applauso del mondo, ha sempre carezzato il Potere
(quello della mentalità dominante) per il verso del pelo, quello delle mode
ideologiche dei giornali laicisti, ottenendo applausi ed encomi. È stato un ospite
assiduo e onorato dei salotti mediatici fino ai suoi ultimi giorni».
Invero Socci, dal punto di vista dei 'laicisti', sparlando di
Martini a suo piacimento non fa che confermare quanto spesso sia statasopravvalutata la sua pastorale e il suo presunto
coraggio. Oppure, a seconda dei punti di vista, quanto facile sia interpretare
a proprio piacimento e convenienza le parole di chi parla con poca chiarezza e
convinzione, o da una posizione di compromesso.
Forse dobbiamo attendere che tra i credenti si spengano il dolore
e il lutto coreografico e in molti casi ipocrita di questi giorni, per la morte del
cardinale, per vedere un segno di vita dei cattolici adulti. Ma se questi
vogliono tornare dal loro mondo di zombie farebbero bene a battere un colpo,
prima che li diano per dispersi definitivamente e vengano sospese le ricerche.
Pubblicato ieri qui.
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