martedì 24 luglio 2012

I cattolici verso Todi: poche idee, ma confuse



Nella marcia verso Todi, seconda puntata della saga dei cattolici che cercano il loro posto in politica, si avvicina un appuntamento importante: il prossimo 31 luglio, infatti, si terrà un incontro organizzato dal Forum delle persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica con i principali esponenti politici: invitati i leaders di Pd, Pdl, Lega, Idv e Udc per discutere di legge elettorale. Questo in preparazione dell'incontro di ottobre nella cittadina umbra, aperto - al contrario dell'anno scorso - anche alla partecipazione dei politici. Vedremo se almeno i politici di mestiere - in piena campagna elettorale - sapranno portare un po' di concretezza in un dibattito fondato, per ora, sull'aria fritta.
Nel frattempo, il Corriere della Sera continua ad ospitare editoriali di personaggi illustri; tra gli ultimi, è stato il filosofo Dario Antiseri, dopo Ernesto Galli della Loggia e Mauro Magatti. Antiseri, di cui il quotidiano milanese ha pubblicato due editoriali - invero molto simili - nel giro di poco più di un mese, va decisamente controcorrente, ed esordisce con una fucilata subitanea, che sconfessa la tendenza generale dell'intellighenzia cattolica circa l'opportunità di fondare un partito vero e proprio: «Che un partito di cattolici non debba nascere è un dogma appeso al nulla. Che non ci siano le condizioni perché esso nasca è una falsità bell'e buona [...] Che cosa fece don Sturzo? E, dopo di lui, De Gasperi non creò un partito di ispirazione cristiana cui si deve la ricostruzione del nostro Paese?». Dunque, non più «presenti ovunque e inefficaci dappertutto», dice il filosofo, ma un partito vero ed esclusivo, come ai bei tempi della Democrazia cristiana. Chiarito questo, si passa all'autocritica: la cosiddetta antipolitica è stata generata dalla cattiva politica, anche quella cattolica. «Ma si rendono conto costoro che Grillo lo hanno creato e lo ingrossano giorno dopo giorno proprio le ingiustizie, i soprusi, gli sprechi, i privilegi, i furti, la catena di leggi ad personam, nomine di incompetenti a posti istituzionali nevralgici, misure sbagliate e prese da un Parlamento nominato da quattro Caligola?».
L'autocritica in campo cattolico è una rarità, forse per questo suona ancora più sorprendente: con la diaspora dei cattolici dopo il crollo della Dc sono state «calpestate le più elementari esigenze della famiglia, lasciate morire di inedia le scuole libere, ingoiata tutta una serie di nefandezze a cominciare dalla più indecente e illiberale delle leggi elettorali, spallucce su scandali a ripetizione, difesa ostinata di vergognosi privilegi... e mai un rappresentante politico di area cattolica che abbia avuto un sussulto di dignità dando le proprie dimissioni. Pronti a genuflessioni davanti al padrone di turno, il bavaglio spalmato di miele ha reso taciturni anche i più loquaci». La proposta, invece, dovrebbe partire dai « servizi promossi dai cattolici nelle Regioni italiane» e operanti nell'ambito sanitario, scolastico, sindacale, religioso e socio-assistenziale, una «realtà imponente creata e sostenuta dalla generosità di laici e religiosi cattolici». Che belle parole, direbbe il comico.
In tutto questo, il nuovo eroe, il "messia" atteso nello schieramento cattolico, è al momento il ministro Andrea Riccardi, già fondatore della Comunità di S. Egidio, dalle cui labbra - più che da quelle di Pierferdinando Casini - tutti pendono. Uno che l'anno scorso giurava che non avrebbe fatto politica: «Ripeto da vent'anni che i miei compiti sono altri. E poi in politica c'è bisogno di giovani». Anche qui, al di là delle vanterie moraliste, la musica è sempre la stessa. Riccardi aveva tentato già all'inizio dell'anno di incontrare Casini, Cesa e Raffaele Bonanni, tre politici di professione, suscitando le ire di alcuni componenti del Forum, a cominciare da Carlo Costalli del Movimento cristiano lavoratori, al punto da dover annullare l'incontro.
C'é da dire che con la tanto vituperata (e mai completamente compresa) antipolitica, il Forum in vista di Todi 2 ha in comune una produzione documentale e propositiva alquanto fumosa: un manifesto pieno di enunciati, dal tono ridondante ma assolutamente inutile nel fornire un indirizzo chiaro: idee, proposte concrete. Cosa si vuole fare ad esempio sul biotestamento? Oppure - tema di questi giorni - con i diritti delle persone glbt: si sta dalla parte di Casini o di Rosi Bindi? O forse dell'arcivescovo Desmond Tutu? Non si sa. Il continuo riferirsi alla dottrina sociale della Chiesa (se non la si vuole ridurre al Catechismo) e al fantomatico "bene comune" non sono certo una novità, e sono due contenitori che - a seconda dei punti di vista - possono contenere tutto e niente. Ma, ancorché preoccupanti in quanto fondati totalmente su presupposti ideologici, sono senz'altro due spunti insufficienti a convogliare il voto di un numero rilevante di elettori in un ipotetico partito cattolico del nuovo millennio, perché anche in ambito cattolico la società si è evoluta dal crollo della Dc a oggi, e pensare di presentarsi con la faccia di don Camillo nel 2013 vuol dire perdere in partenza; nemmeno sommando - come fa qualcuno - il numero di tesserati delle Acli, della Cisl e delle altre associazioni fondatrici del Forum di Todi. Non sempre ogni tessera vale un voto. Crediamo lo sappiano bene, dalle parti di Todi, e forse è per questo che molti (anche oltre Tevere) prudentemente preferiscono non esporsi fondando un partito con una identità così esplicita. Ma prima o poi bisognerà pure prendere posizione, se si vuole proporsi agli elettori.
Tornando al filosofo Antiseri, infine, egli si produce nel consueto assassinio della coerenza di chi prima condanna giustamente vergognosi privilegi, e poi si dimentica che nel suo elenco dei bravi laici e religiosi cattolici di cui sopra molti godono proprio di quei privilegi: le carriere dei docenti di religione nelle scuole pubbliche, la vergogna dell'otto per mille, l'invasione delle strutture sanitarie pubbliche favorita dai politici cattolici, per citarne solo alcuni.
Ecco perché suona piuttosto inefficace l'anatema di Antiseri, per il quale «mentre da una parte [l'antipolitica, ndr] monta una protesta senza proposta, dall'altra l'intellighenzia cattolica si riunisce a Todi e discute. Discute e non decide; rimanda ad altri incontri; e si contorce in ulteriori dispute. Nel frattempo, Saguntum expugnatur [...] Tuttavia, seguitare ad insistere da più parti dell'intellighenzia cattolica che un partito non di tutti i cattolici, ma di cattolici "liberali e solidali", nella prospettiva di don Sturzo e di De Gasperi, non debba nascere è una resa ai "fatti peggiori", un tradimento di attese e di speranze». Bravo.
Nella prossima puntata gli sviluppi di questa appassionante telenovela.

Pubblicato ieri qui.

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