venerdì 25 maggio 2012

La bottiglia Ratzinger


Nel 1910, in occasione del passaggio della cometa di Halley, si scatenò ovunque un’isteria collettiva legata alla credenza che la coda della cometa, che si credeva composta di gas venefici, avrebbe intersecato l’orbita terrestre proprio nel punto in cui vi transitava il nostro pianeta, causandovi la scomparsa di ogni forma di vita. Come sempre accade quando qualcuno porta avanti tesi catastrofiste come questa, ad esempio ad ogni passaggio di millennio e attualmente con la presunta predizione del calendario Maya, tra quelli che ci cascarono ci fu chi la prese con filosofia e aspettò più o meno serenamente l’ultimo giorno, chi si preparò spiritualmente, e poi chi invece ne approfittò, da bravo avvoltoio. Tra gli altri, si distinse la Michelin, che fece pubblicità sul Corriere della Sera alla sua bottiglia d’aria pura (praticamente una bottiglia vuota), e solo chi ce l’aveva – questa era la tesi – potendo respirare a suo piacere, sarebbe sopravvissuto scampando ai miasmi pestiferi della cometa.
Il meccanismo è quello consueto, che ha sempre funzionato nei secoli dei secoli: si diffondono o si sostengono informazioni false, oppure si sfruttano le psicosi del momento e si lucra sulla paura suscitata nella gente per ottenerne più obbedienza, o mantenere ed aumentare privilegi, ricchezza e potere.
Tra i maestri di questa tattica si distingue da sempre la Chiesa cattolica, che anzi ne è l’esempio più evidente, essendo tutto l’impianto della religione che propugna basato sulla paura della punizione eterna, e sulla speranza della salvezza che la religione possiede – ovviamente – in esclusiva. O, più semplicemente, sullo spauracchio della rovina dei valori e delle istituzioni conosciute, ed intoccabili (perché restino rassicuranti): la famiglia, il matrimonio, la società intera, purché fondati sulla morale cattolica. I miasmi pestiferi, stavolta, per il cardinal Angelo Bagnascosarebbero la proposta di legge sul divorzio breve che il Parlamento deve esaminare in questi giorni, e il dibattito sul matrimonio omosessuale. Matrimonio, famiglia, società: insomma, il core businessdella Chiesa cattolica.
Analizziamo brevemente il linguaggio: il divorzio breve «contraddice gravemente qualunque possibilità di recupero e rende più fragili i legami sociali», sostiene il porporato, nonché arcivescovo di Genova. «Se la famiglia è un bene per i suoi membri, lo è anche per la collettività. Per questo la società deve difenderla, sostenerla e promuoverla; e non deve contribuire a renderla fragile in nessun modo, ivi compreso il cosiddetto divorzio breve». E se non fosse abbastanza chiaro, Bagnasco prosegue: «La famiglia non è un aggregato di individui, o un soggetto da ridefinire a seconda delle pressioni di costume; non può essere dichiarata cosa di altri tempi. Essa affonda le proprie radici nella natura stessa dell’umano e quindi nella storia universale [...] La famiglia nonostante le difficoltà che conosciamo, continua ad essere in Italia un punto di riferimento fondamentale, nonchè il presidio che regge il tessuto della società. Se la famiglia è solida il Paese sarà solido, se la famiglia è sostenuta con politiche efficaci, il Paese crescerà. C’è un legame inscindibile tra famiglia e società, e sottovalutare questo rapporto significa essere miopi, si mette a rischio l’oggi e il domani: veramente possiamo dire che senza famiglia non esiste futuro». Prepariamoci a sentirne altre, di queste perle, in occasione dell’imminente Incontro Mondiale delle Famiglie, un family day ristilizzato ed aggiornato.
Ora, noi da questa parte del Tevere siamo avvezzi al terrorismo semantico ecclesiale, ma ugualmente ogni volta ci aspetteremmo una levata di scudi da parte degli intellettuali e deigiornalisti liberi, quelli che non sono amici degli amici e nemmeno sul libro paga di qualche lobby. Sono loro (ma tutti, non solo qualcuno) che dovrebbero subito – e con forza – replicare qualcosa del tipo: e chi è che la tocca, la famiglia tradizionale cui tenete tanto? Qual è il nesso tra una legge sul divorzio breve e la famiglia tradizionale composta da coniugi che non ne volessero usufruire?
Quello che manca, sono voci pronte ad esibire l’amore per la verità e l’onestà intellettuale: quella di confutare con la logica un assunto totalmente infondato, perché questo prescinde dalle opinioni personali. Invece, la maggioranza pavida costituita dai clericali e dagli asserviti a qualche potere presenti nei media (per tacere del Parlamento), prevedibilmente tace, o si accoda usando gli stessi argomenti di Bagnasco per esprimere la sua contrarietà alla proposta di legge sul divorzio breve. In fondo, perché sforzarsi di usare il proprio cervello quando c’é chi da sempre offre a prezzo scontato idee pret a porter? Eppure queste idee preconfezionate sono talmente false e poggiate su presupposti così palesemente sbagliati, che alla fine diventa difficile non credere che chi non le confuta, o cerca di spacciarle, lo faccia solo per convenienza personale (do ut des).
Allora lo facciamo noi: l’affermazione “di famiglia ce ne è una sola” non è che uno slogan, ed è falsa. La famiglia non è un pezzo di legno che si possa definire oggettivamente danneggiato se lo si intacca da un lato con una martellata, e non è un concetto astratto, metafisico, codificato e regolamentato come un dogma perché sia uguale per tutti. E’ sbagliato proprio parlarne al singolare: in realtà esiste una moltitudine di famiglie, tante quante sono le persone che decidono di fondarne una (che ci si arrivi tramite un matrimonio vero e proprio oppure no). Ed ognuna è diversa dalle altre, a dispetto delle apparenze e di chi vorrebbe ridurle tutte ad uno spot del Mulino Bianco. Questa è pura e semplice osservazione della realtà: c’é il Mulino Bianco, e ci sono pure le famiglie narrate da Ferzan Ozpetek e Pedro Almodovar nei loro film, e la società è abbastanza ampia per contenerle tutte, senza che una influenzi l’altra.
Ecco perché è totalmente campata in aria la tesi di Bagnasco, e di tutta la Chiesa guidata dal pontificato reazionario ed assolutista di Joseph Ratzinger, Chiesa colma di nostalgici della teocrazia. Questa storia che sotto il cupolone si ha la pretesa di avere l’esclusiva pure sul linguaggio, dei vocaboli usati per indicarli oltre che sull’istituto stesso del matrimonio e della famiglia, deve finire: non esiste un copyright su quei lemmi, papi e vescovi la smettano di comportarsi come capi clan, ai quali si deve chiedere il permesso di pronunciare un vocabolo, e magari pure pagar loro un pizzo. Piuttosto si chiedano: non sarà che loro stessi (clero e credenti) non si sentono più sicuri della correttezza della loro etica e della solidità dei loro legami, non sarà che non ci credono abbastanza e allora cercano la rassicurante scorciatoia dell’imposizionelegislativa di un dogma?
La risposta noi la conosciamo; tocca alla stampa libera ribadirla ad alta voce, per non essere complice della secolare propaganda oscurantista ecclesiale. L’informazione, contro la bottiglia Ratzinger.

Pubblicato ieri qui.

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