venerdì 27 aprile 2012

Otto per mille: chiedilo anche a noi!


Chiedilo a noi (atei, laici, agnostici, diversamente credenti, credenti critici), che se non vogliamo finanziare la Chiesa cattolica non abbiamo altra scelta che finanziare un’altra Chiesa, grazie alperverso e truffaldino meccanismo dell’otto per mille che assegna alla Chiesa cattolica anche la maggior parte delle quote di chi legittimamente non fa alcuna scelta.
Chiedilo a noi, che osserviamo sgomenti come la Chiesa cattolica spende il mare di denaro che arriva dall’otto per mille: nel 2011 su 1.118.677.543,49 euro arrivati nelle casse ecclesiali solo una piccola percentuale, 235.000.000 euro, è stata destinata a interventi caritativi (dati Cei), dei quali solo 85 milioni per interventi nel terzo mondo. Ovvero, quello che si vede negli spot neo-surrealisti che girano in questi giorni sui canali televisivi commerciali. Il resto del gettito va in maggioranza al sostentamento del clero e ad altre esigenze molto materiali, tra le quali spicca l’edilizia di culto, ovvero la manutenzione del cospicuo, lussuoso patrimonio edilizio di proprietà della Chiesa nonché l’edificazione di nuove chiese. Un controsenso, in una società dove la secolarizzazione avanza inesorabile.
Chiedilo a noi, che se invece devolviamo l’otto per mille allo Stato dobbiamo vederne una parte non trascurabile riversata comunque alla Chiesa cattolica sotto forma di finanziamenti a pioggia nelle forme più fantasiose e ingannevoli, alcune delle quali palesemente contro la Costituzione.L’esempio più scandaloso è il pagamento dello stipendio dei numerosi, privilegiati insegnanti di religione cattolica scelti dal vicariato, mentre lo Stato troppo spesso latita nell’organizzare l’ora alternativa per chi non vuole avvalersi del catechismo di Stato. Ma c’é anche altro: buona parte dei 43 milioni 969 mila 406 euro che i contribuenti italiani hanno devoluto allo Stato nel 2009 con l’otto per mille, riporta La Repubblica, sono finiti comunque nelle tasche ecclesiali. Ad esempio «un milione 314 mila euro per la cattedrale dell’Assunta di Gravina di Puglia, un milione 167 mila euro per il restauro degli affreschi della chiesa dei Santi Severino e Sossio di Napoli, oppure 987 mila euro per il restauro di Santa Maria ad Nives di Casaluce (Caserta), 579 mila euro per San Lorenzo Martire in Molini di Triora o 413 mila euro per la “valorizzazione della chiesa San Giovanni in Avezzano”. E poi, la Pontificia Università Gregoriana e la Compagnia di Gesù». Per il Colosseo, invece, forse il monumento antico più importante del mondo, si è dovuto aspettare – per anni – l’intervento dei privati, un attimo prima che crollasse per l’incuria.
Chiedilo a noi, che vediamo fiumi di denaro pubblico usati per sovvenzionare feste religiose, processioni e cerimonie varie: ad esempio, l’Uaar calcola che «ogni anno, negli uffici pubblici, si svolgono migliaia di cerimonie di culto cattoliche durante l’orario di lavoro. Quasi mai la partecipazione a tali cerimonie è defalcata dallo stipendio. Calcolando prudenzialmente in duemila le cerimonie, in cinquanta la media dei partecipanti e in quindici euro l’ora il salario medio di ogni partecipante, si ha un’incidenza sui conti pubblici di almeno un milione e cinquecentomila euro».Oppure, «il Dpr n. 639/1972 prevede numerose agevolazioni tariffarie per le affissioni a contenuto religioso. Il beneficio che ne consegue è stimabile in almeno due milioni di euro». E questi sono solo esempi.
Con l’otto per mille alla Chiesa cattolica fai anche tutto questo; se non ci credi, chiedilo a noi!
Pubblicato ieri qui.

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