giovedì 15 dicembre 2011

Fascist pride parade



Secondo la tradizione popolare “l’epifania tutte le feste porta via”. Questo detto risulterà particolarmente appropriato per la capitale nel 2012, quando il primo giorno dopo le celebrazioni di Natale e fine anno porterà per le strade di Roma (a meno di sorprese dell’ultima ora) una manifestazione che si annuncia tutt’altro che festosa: un corteo dell’estrema destra, una sorta di parata dell’orgoglio fascista della quale i romani e gli italiani tutti sentivano effettivamente la mancanza, avendo visto già – quasi – di tutto.

L’antefatto: nel luglio scorso sulle montagne intorno a Subiaco si è svolto il Forum Nazionale della Solidarietà Sociale, raduno delle sigle e dei movimenti dell’estrema destra italiana, intente a disegnare per loro un futuro di riscossa contro «l’orrendo moloch antifascista».

Lo statuto della costituenda associazione Solidarietà Sociale si riallaccia a quella «Tradizione» che ha costituito il «brodo di coltura per l’affermazione politica del fascismo in Italia e del Nazionalsocialismo in Germania» (il Giappone, terzo vertice dell’Asse, viene praticamente ignorato); i toni epici usati nel testo rimandano proprio a quello spirito, ma ovviamente solo dopo aver avuto cura di rimuoverne gli aspetti più tragici della violenza materiale e la sospensione della democrazia.

Il parterre del convegno è stato tutt’altro che rassicurante per la qualità dei nomi (erano rappresentate, tra le altre sigle, Forza Nuova, Casa Pound e Terza posizione), anche se in effetti il raduno non è stato molto affollato, a giudicare dalle foto pubblicate sul sito del Forum. Da rilevare che Gianluca Casseri, autore della strage di Firenze di due giorni fa, dove ha ucciso due venditori ambulanti senegalesi prima di togliersi la vita, era un simpatizzante di Casa Pound (associazione che non ripudia apertamente la violenza), tra i principali organizzatori del Forum: l’associazione in un comunicato non smentisce, ma ribadisce di non chiedere la «patente di sanità mentale» ai propri simpatizzanti.

Tra le risoluzioni adottate a Subiaco, quella di sfilare nella capitale il 7 gennaio, anniversario della strage di Acca Larentia, in un corteo nazionale il cui percorso – che si sappia al momento – non è stato ancora comunicato. In effetti non si sa nemmeno se è stata concessa l’autorizzazione (e comunque sarà interessante vedere come si porrà l’ex – o neo? – fascista sindaco di Roma Gianni Alemanno, il quale si dice abbia ‘a cuore’ la causa di Casa Pound, malgrado le smentite di ambo le parti), ma anche se alla fine il via dalla questura non arrivasse, è lecito supporre che ci si riproverà.

Inoltre, è stato istituito il «Senato nero» (che nel circo para istituzionale nostrano fa il paio col parlamento padano) che dovrebbe – non si sa quando e come – trovare casa nella storica sede ex Msi di Acca Larentia a Roma.

Dopo i pellegrinaggi dei devoti del mascellone a Predappio, e le bottiglie di vino con la sua foto sull’etichetta sugli scaffali degli autogrill, sarà interessante seguire l’evoluzione di questo ritrovato orgoglio fascista dato che questi gruppi si muovono sul confine – quanto mai indefinito – tra la libertà d’espressione e tendenze eversive anticostituzionali, in un paese assuefatto al fascismo verde degli ultimi vent’anni (dopo quello nero del secolo scorso), dove non si sa mai che interpretazione dare della Carta costituzionale, e dove chi invece lo saprebbe viene fatto passare come socio di un club di vecchi snob annoiati di sinistra.

La XII norma transitoria della Costituzione recita: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Il reato di apologia di fascismo, istituito nel 1952 dalla cosiddetta legge Scelba, invece punisce chiunque «faccia propaganda per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista» o «pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».

Fece scalpore sollevando un’ondata di indignazione bipartisan la proposta di abolizione della legge Scelba avanzata nell’aprile scorso da un pugno di parlamentari del PdL (Cristiano De Eccher, Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Giorgio Bonacin, Achille Totaro); la proposta cadde nel vuoto, ma scoperchiò di nuovo il pentolone dell’italica ipocrisia: c’é coerenza tra la legge e l’esistenza e le attività di questi gruppi di estrema destra? Siamo un popolo che non riesce a fare i conti col proprio passato, il quale ritorna ciclicamente come uno tsunami travolgendo tutto ad ogni occasione, e prima o poi ci sarà bisogno di una soluzione coerente.

Nel frattempo, per il corteo del 7 gennaio ci permettiamo di suggerire l’arrivo davanti allo stadio Olimpico, sotto alla stele di Benito Mussolini. Chissà quale sarebbe la reazione del corteo se per caso le associazioni glbt dovessero far calare dagli spalti dello stadio uno striscione inneggiante l’Arcigay, così come Forza Nuova fece dal Colosseo nel giungo scorso al passaggio dell’Europride. Libertà d’espressione, articolo 21, la stessa che invocano i fascisti.



Già pubblicato qui.

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