giovedì 17 novembre 2011

Il papa rosso



Chi in questi giorni si è affannato a comporre il requiem del Berlusconi politico di professione, rischia di aver sprecato tempo e fatica. Al di là del fatto evidente che il nostro oramai ex presidente del consiglio non si farà mai da parte del tutto (essendo stato eletto alla Camera, cosa che si ripeterà puntuale alle prossime elezioni, ed avendo ancora montagne di interessi privati da difendere), egli più che essere uomo in carne e ossa, rappresenta e incarna un corpo di tipo mistico, metafisico e trascendentale, che percorre in lungo e in largo la nostra storia e, come un fiume carsico, periodicamente esce in superficie e imperversa: in questo senso la sua parabola socio politica può essere inquadrata e osservata, e per questo ciò che rappresenta non può essere arrestato o sconfitto completamente. Il berlusconismo, mix di magia e bassa cucina, non sparirà mai del tutto, perché è sempre esistito e sempre esisterà. E un Berlusconi, come la fenice dalla cenere, risorgerà sempre. Vediamo cosa significa.

Ciò che è interessante notare in questa ottica, anzitutto, è che il berlusconismo - tra le altre cose - è stato ed è fideismo allo stato puro, una religione moderna a tutti gli effetti. Abbiamo avuto modo di osservare, in questi quasi 18 anni di regno incontrastato (Berlusconi di fatto ha comandato anche quando accidentalmente governavano le opposizioni), il suo rapporto col paese fino ad oggi, quando brilla l'evidenza lampante del suo fallimento, dato che il paese non solo non è cambiato, nonostante le maggioranze bulgare che ha avuto per lunghi tratti delle sue legislature, ma è peggiorato vistosamente. L'unico merito che gli si può riconoscere: aver dato vita al bipolarismo; ma anche quello è nato zoppo, perchè da lui dipendente, infatti già ai primi sentori del crollo dell'impero anche quello ha cominciato a scricchiolare. Non c'è traccia del 'nuovo miracolo italiano', del calo delle tasse, di uno straccio di progresso civile e democratico, invece addirittura ci ha precipitati nella oscura crisi economica che stiamo attraversando. Ecco, malgrado questo, egli continua ad avere schiere di fedeli adoranti, pronti a sostenerlo fino alla morte (del paese, non la sua). E' un fenomeno che nell'Italia contemporanea trova paragoni solo nel leghismo bossiano: entrambi sulla scia della antica prassi della divinizzazione dell'imperatore (il divo Silvio). Non bastasse, abbiamo anche la dinastia dei figli - di uno e dell'altro - pronta a succedere al monarca.

Surreale papa comunista, vedendolo in questa ottica il Berlusconi ossimoro vivente di questo secondo, nefasto quasi - ventennio usa gli stessi strumenti dei regimi "rossi" che egli ha tanto stigmatizzato: occupazione dell'informazione, uso della propaganda di tipo agiografico, creazione dal nulla di nemici della patria, invasione di tutti gli spazi possibili con subdole tattiche di spoil system, quando non proprio con la corruzione, scippo del linguaggio, ribaltamento della realtà. In questo senso, curiosa nemesi, paradossalmente Berlusconi è stato ed è il più grande comunista di questo paese dal crollo del muro in poi (in un paese dove i comunisti nelle istituzioni sono quelli dipinti dall'anticomunista Guareschi): sarà un caso che è venuto alla ribalta proprio in quel periodo di dissoluzione dei soviet e crollo dei regimi del socialismo reale?

Spia infallibile della precaria evoluzione civile italica, Berlusconi è anche il “papa ateo”, a tutti gli effetti: come i pontefici cattolici, Berlusconi mistifica, fa e disfa intere categorie, crea nemici e li addita al suo popolo, usa in maniera spregiudicata la propaganda, crea simboli e mitologie: il "partito dell'amore" contro quello dell'odio, il "chi non è con me è contro di me" di biblica memoria, la retorica sull'unto del Signore. Ma ateo nel senso che a dispetto delle grottesche dichiarazioni di condivisione del magistero della Chiesa di Roma, si è sempre comportato come il primo dei relativisti e gaudenti spregiudicati (basta leggere le cronache di questi anni), salvo riservarsi quella quota di carità pelosa e altruismo da magnaccia, che è bastato e che ancora basta a tacitare quel burocrate triste che è la divinità dei cattolici. Ed infatti, è stato sostenuto apertamente da una Chiesa storicamente sempre pronta ad appoggiare dittatori e populisti d'ogni sorta.

Si è circondato da servi, agiografi e cantori, nei quali induce un certo senso di bisogno, come accadde al Winston Smith protagonista di 1984 di Orwell, e che creano intorno a lui un alone mistico di investitura trascendentale; per cui l'adesione al suo partito è generata a seguito di un vero e proprio proselitismo salvifico. Quella dei suoi fans è una fede cieca e ostinata, che sprezza anche il senso del ridicolo: quando ad esempio i suoi adepti hanno cercato di candidarlo al nobel per la pace, o quando si pagano comparse o si coattano militanti politici col bus dall'alta Italia, come ha fatto di recente la deputata pidiellina Michela Biancofiore per inscenare il sostegno della folla nel momento dell'estremo bisogno, di fronte alle folle festanti - spontanee, quelle - che celebravano la sua caduta in queste ultime ore.

Innalzatosi su un altare come una divinità pagana, Silvio (con affetto filiale col suo nome proprio: è così che lo chiamano i suoi cantori, prezzolati o meno) non si contesta, non si discute, ma si ama e si segue; anche quando commette abusi di potere, perché riesce a persuadere il suo ‘popolo’ che è la maniera migliore per raggiungere un fine (ovviamente nobile). Si produce persino nell'avventura di cercare di farsi amare - spesso letteralmente - dai suoi avversari e contestatori, che alla fine si convertono e che lui poi esibisce come trofei (Bondi, Adornato, Capezzone), anche in questo è l'incarnazione nostrana del Grande Fratello; nella cornice di un cesarismo version 2.0.

D'altra parte il suo popolo - elettorato è davvero “suo”, nel senso che se lo è plasmato esattamente come gli serviva; al netto di chi invece aveva già idee di quella area pseudo culturale ma era orfano di rappresentanti, fino al tardo 1993 e dopo Craxi, colui che ha concimato ben bene il terreno ‘profetizzando’ la sua venuta.

Chi dice che ci vorranno decenni a disintossicare il Paese dal berlusconismo, non ha capito che non scamperemo mai da questo destino, perché il berlusconismo è radicato nella nostra cultura da sempre, molto più che il cristianesimo, sta scritto nel dna di ciascuno di noi, non fa che cambiare nome e faccia.

E quando si incarna, era dopo era, abbiamo l'occasione storica di assistere alla nascita ed affermazione di una furbissima 'religione moderna': noi del ventunesimo secolo siamo stati davvero fortunati a vederlo.

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