mercoledì 18 maggio 2011

L'omofobia è una cosa seria



Lima, Perù: lo scorso febbraio un gruppo di attivisti cattolici ha tenuto una marcia di protesta e successivo rosario riparatore, per rispondere a una manifestazione del "bacio gay" organizzata nei paraggi dai gruppi di omosessuali che protestavano contro l'omofobia.

Il 17 maggio è la Giornata Internazionale contro l'omofobia, istituita dal Parlamento Europeo nel giorno in cui -nel 1990- l'omosessualità venne eliminata dalla lista delle malattie mentali dall'Oms, e per ricordare le vittime dell'odio contro gli omosessuali e transessuali nella storia e soprattutto nel secolo scorso: durante il nazifascismo in Europa occidentale e lo stalinismo in quella orientale centinaia di migliaia di persone glbt sono state imprigionate, deportate, torturate e uccise, una sorta di genocidio del quale non si è mai parlato abbastanza. Sempre da Strasburgo arriva nel 2007 la Risoluzione di condanna dell'omofobia.


Nel nostro continente (unico tra i cinque) l'omosessualità non è ufficialmente reato in nessuno stato, ma nei fatti le persone glbt solo in pochi di questi paesi godono di effettiva parità di diritti e assenza di pregiudizio: citiamo ad esempio i Paesi Bassi e gli stati scandinavi, ma anche la parte mitteleuropea del continente (Francia e Germania); negli altri si va da una generica assenza di diritti riconosciuti dallo stato, fino a un clima di ostilità aperta che non di rado sfocia in atti di violenza vera e propria. Si registrano anche casi di ostacolo alla concessione dell'asilo politico, con almeno due casi recenti in Svizzera e Gran Bretagna in cui è stata concessa -o bloccata in extremis- l'estradizione in Iran di persone omosessuali, tecnicamente rifugiati politici.

Nel resto del mondo la situazione è ancora più drammatica, sebbene in tempi recenti in alcuni paesi, malgrado l'opposizione delle chiese locali, siano stati fatti significativi passi avanti. L'omosessualità è reato, punibile anche con la morte, in quasi tutti i paesi africani, mediorientali e asiatici, e in alcuni stati dell'Oceania e del sud America. Particolarmente grave è la situazione in Paesi come l' Uganda, dove vige un clima di autentica caccia alle streghe, le lapidazioni in Iran e Iraq (dove ci avevano detto avrebbero esportato la democrazia...), in Sudafrica -che pure ha una legislazione più avanzata della nostra- con gli "stupri correttivi" delle lesbiche; linciaggi pubblici, liste di proscrizione, "cure" obbligatorie, esecuzioni capitali, insomma tutto l'armamentario delle persecuzioni di stampo medievale.

A Verona il 5 maggio viene organizzata una rappresentazione teatrale con "Romeo e Giulietta invertiti" per celebrare questa giornata. Christus Rex e L'Associazione Famiglia & Civiltà hanno indetto per lo stesso giorno un rosario di riparazione che sarà recitato con megafono. Saranno distribuite fiaccole e cartelli ai partecipanti. Invitano tutti ad aderire, e a diffondere ai propri contatti per riparare ad una "grave offesa a Dio ed agli uomini".

In Italia, paese che oscilla continuamente tra clericalismo becero e avanspettacolo (basta leggere certe dichiarazioni di politici e prelati), ci si va sempre più allineando ai paesi europei più arretrati come la Serbia, la Polonia o l'Ungheria, invece di avvicinarci ai paesi civili del nord e centro Europa. Non esiste alcun osservatorio sull'omofobia, così è l'Arcigay a stilare un proprio
rapporto annuale basato sui lanci di stampa e sui casi seguiti dai propri legali, precisando che con ogni probabilità i casi noti sono solo una piccola parte di quanto accade. Nessun governo ha mai legiferato nemmeno per tentare di proteggere le persone glbt dalla violenza verbale e fisica, come si fa con altre minoranze; in questa legislatura in particolare abbiamo un ministro delle Pari Opportunità che ha esordito in politica con uno spettacolare contributo al linciaggio mediatico delle persone glbt, tacciandole di essere "costituzionalmente sterili", in una interpretazione della Costituzione assolutamente originale. Mara Carfagna è stata successivamente "folgorata sulla via di Damasco" arrivando persino a chiedere scusa alle persone glbt, tuttavia a oggi il suo Ministero non ha prodotto alcun risultato a loro favore, niente di niente, salvo qualche campagna di sensibilizzazione, di per sé fondamentalmente inutile.

In tutti i casi il ruolo della religione -soprattutto cattolica e islamica- è fondamentale, è il motore principale dell'omofobia. Il Vaticano, in particolare: si è sempre opposto con tutte le sue forze ad ogni tentativo quantomeno di tutelare le persone glbt dalla violenza, ha rifiutato di sottoscrivere la dichiarazione presentata nel dicembre 2008 all'ONU che richiedeva la depenalizzazione universale dell'omosessualità, interessato più che altro alla sua 'libertà di espressione' (che non di rado si configura come un'istigazione all'odio), e a una paradossale 'non discriminazione' degli stati teocratici dove le persone glbt vengono messe a morte. Lo stesso papa non ha mai nascosto che su certi temi sarebbe disposto ad una alleanza con l'Islam.


Intanto è arrivata puntuale e inevitabile la denuncia di Amnesty International sulle discriminazioni che i gay (e altre minoranze) subiscono nel nostro paese, a causa dei «commenti dispregiativi e discriminatori formulati dai politici nei confronti (...) di persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender», che «hanno alimentato un clima di crescente intolleranza».

Negli Stati Uniti la
Westboro Baptist Church ha annunciato un picchetto di protesta ai funerali di Elizabeth Taylor, colpevole di aver sostenuto in vita la causa delle persone glbt, e di aver creato così dei "fieri finocchi" che dio, notoriamente, odia e che finiranno all'inferno, insieme all'attrice.

In molti casi, piccole chiese come questa dimostrano totale disprezzo del senso del ridicolo, ma l'omofobia è una cosa maledettamente seria, e risulta spiacevole che -nel caso dell'Europa- l'adesione alla Comunità di fatto non comporti vincoli precisi sui temi etici: infatti, la sopraccitata Risoluzione di condanna dell'omofobia parla esplicitamente di «discorsi di incitamento all'odio nei confronti della comunità glbt in numerosi paesi europei», da parte di «dirigenti politici e religiosi», «e che quindi essi hanno l'importante responsabilità di contribuire in modo positivo a un clima di tolleranza e parità».

Se fosse vincolante, Buttiglione, Giovanardi o certi politici slovacchi o polacchi non avrebbero potuto esternare le loro dichiarazioni surreali impunemente, come fuochi d'artificio a capodanno. Ribadisce inoltre «il suo invito a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell'Unione europea senza discriminazioni».


In occasione della Giornata internazionale contro l'omofobia celebrata ieri (sebbene molto in sordina soprattutto per il concomitante turno elettorale delle amministrative), il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricordato che «La battaglia contro l'omofobia e le discriminazioni che ne derivano non deve essere condotta solo ad opera di meritorie avanguardie, ma deve divenire un ben più vasto impegno civile». Il Presidente della Camera Gianfranco Fini ha incontrato alcuni gruppi di omosessuali e il ministro Carfagna ha preso l'ennesimo impegno per l'aprovazione di una legge contro l'omofobia; subito bocciato in commissisone, ovviamente.

Vedremo; intanto, che l'Europa di doti di una legislazione unica contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale resta solo un auspicio, quei paesi -tra i quali resta il nostro- nei quali il pregiudizio è diffuso e radicato si oppongono regolarmente anche a semplici dichiarazioni di principio, con la consueta tattica -mutuata dalla Chiesa cattolica- del terrorismo psicologico (diritti ai gay = rovina della società), un giochetto che si continua a fare sulla pelle di persone in carne e ossa.

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