martedì 3 maggio 2011

Chi vuol essere milionario cattolico?



Joseph Ratzinger sta impiegando una parte importante del suo pontificato nella denuncia del relativismo montante e della secolarizzazione della società, denuncia che man mano che aumenta di tono trova sempre più alleati nelle istituzioni e, attraverso queste, nei media.


Nell'omelia del 21 aprile scorso, durante la messa crismale, dal pontefice si è levato un grido disperato, con toni quasi apocalittici: «Non siamo forse noi – popolo di Dio – diventati in gran parte un popolo dell’incredulità e della lontananza da Dio? Non è forse vero che l’Occidente, i Paesi centrali del cristianesimo sono stanchi della loro fede e, annoiati della propria storia e cultura, non vogliono più conoscere la fede in Gesù Cristo?».


Parallelamente si moltiplicano le iniziative per tentare di imporre (l'uso di questo verbo è quanto mai appropriato) nuovamente la dottrina della fede cattolica all'attenzione del grande pubblico, e alcune di queste iniziative sono alquanto fantasiose, in relazione alla granitica e impacciata macchina della propaganda classica.
Abbiamo visto Youcat, compendio "tascabile" del Catechismo (che ha subìto qualche incidente di percorso), abbiamo assistito alle "apparizioni" papali senza contraddittorio nel piccolo schermo; ora arriva online un test che viene chiamato Quanto sei cattolico?: ventinove domande a risposta multipla, che dovrebbero servire a rinfrescare la conoscenza delle nozioni del Catechismo; dunque, una prova di conoscenza del dogmatismo cattolico, più che di spiritualità pura, ma d'altra parte il dogmatismo fine a se stesso è il marchio di questo pontificato.


Le risposte "esatte" per arrivare a superare il test a punteggio pieno ed essere dichiarati pienamente cattolici secondo il magistero sono facilmente riconoscibili anche da chi non ha confidenza con la religione, e scorrere l'elenco delle soluzioni mostrate alla fine, agli occhi di questi ultimi non fa che rinnovare l'indignazione per le posizioni che la Chiesa -notoriamente- sostiene sull'omosessualità, sulla pena di morte (che, ricordiamo, la Chiesa ammette), sulla laicità, sul rapporto col potere temporale, sulla contraccezione.

E' interessante leggere la presentazione del test, che recita, tra l'altro: «anche i quiz televisivi, attestano che la conoscenza della religione non è molto diffusa tra i credenti. Nonostante le lezioni di catechismo e circa quindici anni di insegnamento a scuola...» il comportamento dei cattolici è «spesso incoerente con l’insegnamento del Magistero».


Il cattolico italiano dunque non ha occasioni di verificare e rafforzare le proprie convinzioni, serve un ulteriore 'aiutino'? La verità è che questo test è stato ideato e messo in rete dall'Uaar, mossa che ha l'obiettivo di mettere a nudo la scarsa conoscenza di molti credenti della loro stessa religione.


La cultura cattolica permea completamente questa società da sempre, e il collateralismo della politica (di questa politica in particolare, che domina i media) con le gerarchie ecclesiali, che è aumentato costantemente dalla breccia di Porta Pia ad oggi, crea in realtà un sacco di occasioni, un numero enorme di occasioni. A cominciare dai "quiz televisivi" cui si fa riferimento, come ben sa chi vede "Chi vuol essere milionario" (questa è l'allusione) trasmesso con grandi ascolti dalla rete ammiraglia del premier - paladino dei valori cristiani, e condotto da Gerry Scotti, uno dei maggiori testimonial del cattolicesimo televisivo: ogni giorno almeno una domanda di religione, dicasi almeno una al giorno, compresa quella che ha consentito recentemente la vincita del milione in palio.


Si può tranquillamente sostenere, in conclusione, che forse l'allarme lanciato da Ratzinger a ogni pié sospinto sull'avanzata del relativismo e della secolarizzazione abbia pienamente ragione di essere, ma non perché non ci sia abbastanza influenza della cultura cattolica nella società, ma perché questa è cambiata e continua a cambiare, e sono le gerarchie ecclesiali e il loro magistero ad essere fermi ad almeno due millenni fa. Per questo, anche la traduzione pratica di questa denuncia in iniziative concrete favorisce solo il moltiplicarsi dell'arroganza impudente di chi già detiene un grande potere sulla società, sul mondo della comunicazione e della politica, ma non se lo fa bastare e ne pretende ancora di più: col risultato che molti credenti vivono la loro appartenenza alla Chiesa e alla ecclesia come partigianeria pura e semplice, inconsapevole del significato di quell'appartenenza.


Sarà interessante vedere il riultato di quel test, e cosa deciderà chi credeva che la sua religione fosse solo amore e carità. Intanto, il papa e i suoi collaboratori perseguono nella pura e scarna amministrazione di un dogmatismo vuoto, piuttosto che prendere atto della realtà, cessare le ostilità nei confronti del non credente e "umanizzare" finalmente l'approccio col credente.

Già pubblicato qui.

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