mercoledì 24 novembre 2010

Andremo mai in Pacs?



A fine ottobre, l'Italia dei Valori ha lanciato una sorta di offensiva sui diritti civili, che è anche una sfida agli alleati presenti del PD, a probabili alleati futuri come l'UdC e quella parte dello stesso PD (così come dell'IdV, ammette Antonio di Pietro) che "non è ancora matura" per affrontare certi temi. Tra le proposte, il partito dell'ex magistrato di mani pulite riesuma anche quella su una legge contro l'omofobia e sui Pacs, non solo per coppie eterosessuali, che si era già tentato di affrontare nella scorsa legislatura, ma invece non contempla quella sull'adozione alle coppie omosessuali.


Mentre Mara Carfagna, Ministro delle Pari Opportunità, annuncia le sue dimissioni ufficialmente per contrasti interni al partito, dimissioni che in ogni caso sono quantomai opportune visto che la ex show girl è uno dei ministri più inutili e inconcludenti di questo governo, Di Pietro spiega che questo è il momento giusto per questa proposta (presentata con una conferenza stampa alla Camera pochi giorni fa), "perché, appena si supererà l’ipocrisia berlusconiana sul concetto di famiglia, le forze politiche che chiederanno agli elettori di dar loro fiducia dovranno presentare un programma serio e concreto", e "lo diciamo ora perché serva a non cadere nel solito equivoco post-elettorale, quando le forze politiche si alleano senza mettersi d’accordo prima sulle cose da realizzare per il Paese e poi, dopo il voto, si ritrovano a litigare sui temi cruciali". Resta il dubbio che avanzare una proposta del genere quando siamo di fatto in campagna elettorale potrebbe invece spingere i partiti in perenne caccia del voto cattolico a prendere un impegno solenne in senso contrario alla proposta sui Pacs, ma vedremo a conti fatti chi avrà avuto ragione.

In realtà sono anni che si parla di proposte di legge sulle unioni civili, spesso battezzate fantasiosamente (Dico, Cus, DiDoRe...) ma sempre seppellite ancor prima di iniziare a discuterne; eppure, anche in questo campo l'Italia resta assolutamente indietro rispetto alla maggioranza dei paesi dell'Europa occidentale e ad altre nazioni progredite fuori dal nostro continente, quando invece ce ne sarebbe bisogno perché la 'forma' della famiglia è in continuo cambiamento ed evoluzione, non è più solamente quella tradizionale (ed esclusivamente eterosessuale) sostenuta con forza e in esclusiva dai partiti, con poche eccezioni, e dalla Chiesa; ci sono milioni di individui in coppie e nuclei familiari al di fuori di quel canone che attualmente non hanno quasi nessuna tutela che non sia una scrittura privata, quando si decide di farla, facilmente impugnabile dai parenti di una o l'altra famiglia dei partners in caso di conflitti o disaccordi tra le parti, per quanto riguarda soprattutto la reversibilità della pensione, eredità e il riconoscimento del/della convivente come familiare in circostanze tristi ma sempre possibili come l'assistenza in ospedale. Una condizione che svilisce e ferisce spesso dolorosamente la profondità di relazioni costruite a volte faticosamente a causa dell'arretratezza culturale di questo Paese. Da qui la necessiatà di spiegare e tranquillizzare la parte più conservatrice dell'opinione pubblica, come fa Franco Grillini quando dice che quella sui Pacs "é una legge che non impone nulla a nessuno, e' un contratto e chi vuole lo sottoscrive. Riconoscere dei diritti ad alcuni non e' una minaccia per i diritti degli altri".


Se finora alcune istituzioni locali hanno cercato di supplire a questa mancanza con l'istituzione di registri dei conviventi presso comuni e municipi, continua a prevalere quell'atteggiamento di coloro i quali si nascondono dietro l'assenza di una legge unica (nonostante le non poche sentenze sia europee che nazionali, l'ultima delle quali viene dalla Corte Costituzionale nell'aprile scorso, che spingono in tal senso) per evitare di varare iniziative che pure dovrebbero essere anche di loro competenza, in qualità di amministratori di una platea eterogenea di cittadini, non tutti 'sdraiati' sulla morale cattolica. Dunque, vedremo che fine farà anche questa proposta di legge; ma ci sembra fin d'ora di assistere al trailer di un film già visto.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Baoli,
mi spiace, ma del resto è la linea anche dellaltro sito in cui scrivi, l'attacco a Carfagna. Che è tutte le cose che hai detto te, ma non è peggio di altri ministri/e. Pensa, se proprio vuoi commentare l'operato di una donna, a Meloni e anche, ahimè, a Prestigiacomo che sarebbe la titolare di uno dei ministri fondamentali per lo sviluppo del paese e del pianeta.
Fermo restando che la bella Mara poco ha fatto - ad esempio nulla è uscito dal suo ministero in merito al lavoro femminile - bisogerà pria o poi analizzare se negli strali che noralmente le vengono lanciati ci sia dell'altro.
Saluti,

Alessandro Baoli ha detto...

Allora chiariamo: io non critico la Carfagna in quanto donna, ma per la sostanziale inutilità del suo ministero pur dopo due anni, che non sono pochi, nei quali qualche cosa avrebbe pur potuto farla. Io poi, dall''osservatorio privilegiato' della mia condizione di omosessuale, so automaticamente se chi si occupa delle competenze di quel ministero ha concluso qualcosa oppure no, ma in particolare da una come lei mi aspettavo un'azione più incisiva: non perché ha fatto il calendario osé, ma perché vista la precedente carriera uno non si aspettava posizioni così clericali e bigotte sulle persone glbt... o forse si, non lo so.
Fato sta che pure dopo la conversione (il passaggio da i suoi fantomatici amici gay che le avrebbero detto che i gay in Italia non hanno problemi alla 'illuminazione' propiziata da Paola Concia) non ha fatto nulla.
Poi, che ci siano altri ministri che hanno concluso poco o niente è vero ma qui c'entra poco.
Comunque, pare che le dimissioni siano rientrate.

Anonimo ha detto...

Noto solo che i riflettori su Carfagna sono accesi più che su altri ministri parimenti inetti.
Tra l'altro quel ministero, anche quando tra i consulenti c'era Grillini, non mi pare che produsse trasformazioni culturali della società.