giovedì 16 settembre 2010

XX settembre, nostalgia canaglia



L'anno prossimo saranno festeggiati in pompa magna (Lega permettendo) i 150 anni dell'unità d'Italia, ma il XX settembre di quest'anno saranno 140 anni dal compimento effettivo e definitivo dell'unità della nazione, con la liberazione di Roma dal giogo del potere temporale dei papi e il trasferimento della Capitale da Firenze (realizzato l'anno successivo). Salvo gli 'aggiustamenti' che furono conseguenza dell'ultimo dopoguerra, la fisionomia del Paese da quel momento non cambierà più.
Il xx settembre è il nostro 'independence day', il primo (l'altro è il 25 aprile, data pure quella invisa alla maggioranza di destra, guarda caso), la liberazione dalla teocrazia cristiana. E' dunque una data importante, ma non è più festa nazionale, abolita come tale dal fascismo nel momento in cui ha siglato con lo Stato Vaticano i famigerati Patti Lateranensi. In una loro proposta -scrive La Repubblica- due consiglieri di minoranza in Campidoglio (Athos De Luca del PD e Gianluca Quadrana della Lista Civica) hanno chiesto che torni ad esserlo, perché "Molti anni sono trascorsi dal quel 20 settembre 1870 in cui Roma divenne capitale dell' Italia unita, i tempi sono maturi per cancellare l' ostracismo imposto dal fascismo a questo importante anniversario della storia italiana che dobbiamo per far conoscere alle nuove generazioni".
Abbiamo una marea di feste religiose, l'intero calendario è totalmente votato al ricordo e alle celebrazioni dei santi cristiani (molti dei quali solo presunti tali, va detto, che a leggerne la storia vera c'é da rabbrividire per quello che hanno fatto e perché la Chiesa li ha santificati ed eletti ad esempio da seguire!), e solo relativamente poche invece che celebrano -o almeno ricordano- i passi fondamentali della storia laica di questo Paese. Celebrare vuol dire ricordare il passato per capire il presente e pensare il futuro, non significa sprecare tempo e denaro in cerimonie inutili, che se fosse per quello non ci dovrebbe essere nessuna festa; a cominciare da quelle religiose.
Ne è passata di acqua sotto i ponti, e il destino ha voluto che ad avere oggi il potere di decidere sulla proposta di De Luca e Quadrana sia una classe dirigente che ha molto a che fare proprio col regime che siglando il Concordato con la Chiesa di Roma ha di fatto tradito lo spirito unitario compiutosi il xx settembre 1870 e ha restituito alla Chiesa stessa, come avremmo avuto modo di vedere nei decenni successivi fino ad oggi, il potere temporale che aveva perso quel giorno, seppure ora esercitato in maniera 'moderna', ovvero più o meno nascosta e fraudolenta, che non necessita di doversi esporre il prima persona nell'agone politico. Dal "non expedit" di allora alle continue ingerenze nella vita politica (e sociale) italiana odierna, ovvero di quella che per il Vaticano dovrebbe essere una democrazia indipendente e uno Stato sovrano straniero, si sta compiendo di fatto una restaurazione nell'equilibrio dei poteri tra i due stati, una controriforma pienamente appoggiata dalla parte destra del Parlamento Italiano, che d'altra parte aveva già cercato di 'riabilitare' i repubblichini fascisti e si rifiuta da sempre -soprattutto nella persona del Presidente del Consiglio, sua massima autorità- di celebrare degnamente pure il 25 aprile (salvo quando serve per fare l'ennesima passerella lucrando con grande cinismo sulla tragedia del terremoto abbruzzese, vedi link sopra); e che infatti si è distinta il xx settembre di due anni fa ricordando dal palco nei pressi di Porta Pia i 19 zuavi pontifici caduti in quel giorno di 140 anni fa, mentre cercavano di difendere ciò che restava di una dittatura feroce.
Com'é la situazione adesso a Roma, città che se è capitale d'Italia lo deve anche ai bersaglieri che hanno aperto la famosa breccia e chiuso il papa dentro le mura vaticane? Nella capitale più zozza e trascurata d'Europa, il sindaco di destra vuole buttare giù un muro della teca di Meier dell'Ara Pacis (questa sua avversione all'opera dell'archistar la considero prettamente ideologica, e l'abbattimento del muro una inutile rivalsa sulla precedente giunta, di colore diverso) per far vedere due chiese dal lungotevere; e ha regalato un terreno alla Curia dove verrà costruita la prima di ben 51 nuove chiese! Con quelle già esistenti che sempre più si svuotano (per questo anche questa ennesima colata di 'cemento santo' è puramente ideologica, serve solo a fornire alla Chiesa altri centri di propaganda e indottrinamento) e con il consueto sperpero di soldi pubblici a vantaggio di una minoranza che potrebbe tranquillamente usufruire dell'ingente patrimonio materiale della sua Chiesa.
Si capisce che il Vaticano stia molto meglio adesso che fino al risorgimento: ha potere, influenza, privilegi (come la vergognosa esenzione dal pagamento dell'ici sul patrimonio romano -e italiano), ecco perché sono contenti e allegramente concelebreranno la loro messa finto-laica davanti a Porta Pia. Il tutto con la complicità dei laici(sti) italiani che del xx settembre, come di altre istanze del genere, se ne interessano troppo poco, o per niente.
'Pilotare', cercare di organizzare (x escludere eventuali 'eccessi' laicisti) la celebrazione di quest'anno è come volersene appropriare, così come hanno fatto di tutte le feste e ricorrenze pagane nell'antichità: la religione aggredisce, ingoia, assimila ed espelle qualcosa di diverso, dal sol invictus diventato natale di cristo fino al xx settembre continua a devastare, cancellare, marcare il territorio.

Dunque, ci sono poche speranze che la proposta di ripristino della festività (che invece dovrebbe essere sostenuta con forza e convinzione da tutti i laici italiani) venga accolta: come appena accennato, sappiamo infatti che stavolta -scrive sempre La Repubblica- l'agenda delle celebrazioni viene decisa dal sindaco di Roma, l'ex/post/neo fascista Gianni Alemanno, insieme coi vertici del Vaticano (nella persona del cardinal Bertone) e nientemeno che del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ovvero della massima autorità dello Stato, che proprio questo Stato, la sua Costituzione e la sua identità laica dovrebbe difendere, piuttosto che tradire e svendere in nome di un presunto 'rispetto' delle posizioni della Chiesa, ancora una volta messa davanti alla Storia.

Ci sono quindi ottime possibilità di dover assistere, nei prossimi giorni, al pietoso spettacolo di una nuova celebrazione revisionista della nostra storia, un nuovo colpo di spugna sulla lavagna della nostra coscienza collettiva, un nuovo tassello della strategia di cancellazione della memoria storica di questo Paese, per far contente le sempre più palesi nostalgie teocratiche vaticane e in ossequio all'idea che un popolo ignorante si può controllare meglio.

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