mercoledì 1 settembre 2010

Non è successo niente



Settembre 2010.
Siamo appena tornati dal mare, dalla montagna, dalla campagna; per chi ha potuto, sennò siamo stati qui a squagliarci al sole, cercando di non pensare al rientro imminente. Colonna sonora dell'estate: Lady Gaga, Shakira, Irene Grandi, Belusconi, Fini, Casini, Ratzinger, Bagnasco... insomma i soliti. Stessa spiaggia stesso mare, stesso copione nazional-popolar-politico. Tormentone dell'estate: "Non gioco più, me ne vado". Mina? No, Gianfranco Fini. Ovvero: dal saluto fascista all'antiberlusconismo militante. Acrobazie che nemmeno al Cirque du Soleil.
E via al consueto teatrino che tutti dicono di voler scansare come la peste ma nel quale poi tutti immancabilmente hanno una parte: dimissioni si, dimissioni no, ti caccio, non ti caccio, c'é ancora la maggioranza e vado avanti, anzi non c'é più e allora la parola alla volontà popolare (della quale normalmente se ne sbattono, visto che a ogni elezione pretendono dal 'popolo' solo che ratifichi le decisioni già prese nelle loro ville piene di soldi e puttane). Dall'altra parte resuscitano gli zombie: ricicciano Veltroni e persino Prodi. Il nuovo che avanza.

Siamo stati qui tutta l'estate, dicevo, a squagliarci al sole, senza che nessuno di quelli ai quali paghiamo lo stipendio (non è qualunquismo, è un dato di fatto) si fosse occupato seriamente del fatto che forse a settembre non troveremo più il nostro posto di lavoro, se ce l'avevamo, o del fatto che per molte famiglie monoreddito la fine del mese ormai è più vicina all'inizio del mese che alla fine; cosette così, insomma, perché noi non abbiamo problemi seri come i loro, che non riescono a soddisfarre tutte le aspiranti veline che bramano uno strapuntino nel grande salotto del potere.
E quale repubblica sarebbe, questa? La seconda? Ma per favore!
Tranquilli, dicevo, non è successo niente.

Così è toccato al dittatore di turno e in pieno recupero agostano smuovere un pò le acque, in un clima da fine impero di uno squallore desolante.
Gheddafi e le sue 'amazzoni', la sua tenda e persino i suoi cavalli berberi, un festival kitsch e cafone come poche volte s'era visto in occasione di una visita di Stato. I dittatori cafoni -chissà perché- qui sono sempre i benvenuti.
Tra conversioni miracolose di avvenenti ragazze (pagate per far presenza e coreografia) e sbaciucchiamenti e pacche sulle spalle col dittatorucolo nostrano, la sparata ad effetto: "l'islam sia la religione di tutta Europa. Augh, ho detto". E subito dopo ha chiesto una valanga di soldi dietro minaccia di favorire l'invasione continentale da parte di un esercito di migranti, un fantasma evocato da Gheddafi probabilmente anzitutto per battere cassa alla UE: una vera estorsione, non c'é che dire. Il tutto ha trovato adeguata risposta dall'Europa (non certo dall'Italia, che al dittatore libico si limita a fare da spalla).

Prima reazione, istintiva e sbrigativa: ci mancherebbe solo questo!
Poi però leggi, valuti, pesi e soppesi le reazioni, subito arrivate dai saltimbanchi dei palazzi: tutto nella norma, direi, le sparate leghiste, i malumori delle lobbies cattoliche... infine ti imbatti -rullo di tamburi- anche in quella dello stato vaticano, per bocca del segretario di Propaganda Fide, l’arcivescovo guineano Robert Sarah.

E qui c'é da fermarsi a pensare.
Per cominciare, notare come il monsignor consideri la sortita gheddafiana "una mancanza di delicatezza verso il santopadre", come se quest'ultimo fosse il sovrano e padrone esclusivo del continente intero; ma questa sparata merita attenzione per un altro motivo: perché contiene una (riproposta) dichiarazione programmatica e una (riproposta) dichiarazione di guerra.
Parto da quest'ultima, evidenziata (anche se non è nemmeno tanto originale) dalla frase:
"il vero pericolo per gli europei sono il relativismo, la scarsa attenzione alla fede, la debolezza religiosa, l’indifferenza al sacro. Mali che si stanno diffondendo in maniera ormai troppo evidente. Sono questi i veri ‘nemici’ della nostra fede che potrebbero creare terreni fertili per future eventuali penetrazioni islamiche in tutta l’Europa”.
Agitato dal vaticano, lo spauracchio della 'penetrazione islamica' sembrerebbe uno specchietto per le allodole (sebbene, inteso, sia una eventualità tutt'altro che impossibile nei fatti), una mistificazione neanche tanto riuscita, visto che subito dopo Sarah si rivela e dichiara senza possibilità di equivoci qual'é il vero obiettivo: la libertà di pensiero. Il nemico di sempre, da combattere a costo di allearsi col diavolo. E da qui -il diavolo- la prima, sciagurata dichiarazione, quella programmatica: al di là delle flebili proteste contro il dittatore libico, si persiste nell'offrire all'islam (col quale in realtà Gheddafi non ha molto da spartire) un'alleanza contro l'obiettivo, il nemico comune, che è quello di cui sopra. In fondo la maggior parte delle istanze portate avanti dalle due religioni sono comuni: sotterramento della laicità delle istituzioni, repressione della omosessualità e della libertà delle donne, indottrinamento continuo fin dalla scuola primaria, controllo della vita sociale, pubblica e privata, fino nei minimi dettagli, occupazione del potere politico ed economico. Nel frattempo, sul resto ci si può anche mettere d'accordo, magari facendo festa sia il venerdi che la domenica, che problema c'é? Poi, però, siccome tutti i nodi vengono al pettine, inevitabilmente si arriverebbe a uno scontro tra opposti proselitismi. Perché un dio, quale che sia, deve per forza avere il primato sugli altri. Così sta scritto -pare.
Realisticamente: sotto il cupolone si insiste a giocare col fuoco (sulla nostra pelle): ammesso e non concesso che quest'alleanza funzioni davvero, e che i nemici comuni delle religioni possano essere sconfitti, cosa ci aspetterebbe dopo? Una nuova guerra santa? Sparito il nemico comune, come ci si organizza sul territorio tra islam e cristianesimo? Come si convive, in un continente che si è sempre asserito avrebbe 'radici cristiane'?

Non mi stancherò mai di ripeterlo: è per questo che serve urgentemente un'Europa -e un'Italia- laica, equidistante da religioni e ideologie, libera da quel tipo di condizionamenti, con istituzioni forti, il più possibile impermeabili alle pressioni lobbistiche religiose, garanti dell'uguaglianza e della libertà dei singoli cittadini. Paradossalmente, nell'interesse stesso delle religioni e ideologie (ed è per questo che la battaglia per la laicità -laicismo, per loro- dovrebbe esser fatta propria anche dai credenti, almeno quelli 'ragionevoli'), che in uno spazio libero potrebbero seguitare ad esistere senza il rischio che una sola possa prevalere sulle altre. Non certo nell'interesse di chi non crede e vorrebbe restare un cittadino con la propria libertà intatta, e vede il rischio insito nella spinta di chi -all'opposto di chi persegue l'alleanza tra assolutismi- crede di potersi difendere da un estremismo usando un altro estremismo, ancorché di tipo diverso, fino all'inevitabile scontro o -nella migliore delle ipotesi- soppressione dei propri diritti civili nel nome di un patto o di una guerra tra déi crudeli e perversi.
Ci stiamo cacciando tra due fuochi: è un rischio reale, e va affrontato e scongiurato finché siamo in tempo.

Ma invece nel Paese dei balocchi pare -come sempre- che nessuno se ne accorga. Tranquilli, non è successo niente.

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