giovedì 27 maggio 2010

Volenti o nolenti (sottotitolo: tanti Auguri)



L'àugure (dal latino augur, all'accusativo augurem) era un sacerdote dell'antica Roma che aveva il compito di interpretare la volontà degli dèi. Questa figura era tuttavia già nota alla cultura etrusca, come dimostra la Tomba degli auguri a Tarquinia. Nel periodo arcaico c'erano due tipi di augure principalmente gli auguria privata sulla cui base si prendevano alcune decisioni all'interno della famiglia e gli auguria publica per quanto riguarda l'ambito pubblico. Esistevano più auguri di questo ultimo tipo, che costituivano un collegium (tre auguri, che divennero 15 da Silla in poi) che veniva consultato dal magistrato prima di ogni importante atto pubblico. Dalla nascita della Repubblica (509 a.C.) e fino alla fine del IV secolo a.C. solo i patrizi poterono far parte di questo collegio, mentre dal 300 a.C. vi ebbero accesso anche i plebei.
Il compito degli auguri era di trarre auspicia dall'osservazione del volo, del comportamento e del verso degli uccelli e di capire se gli dèi approvavano o no l'agire umano sia nell'ambito pubblico sia in quello privato, sia in pace sia in guerra. Erano inoltre specializzati nello studio delle viscere degli animali sacrificali e in quello delle condizioni atmosferiche, come la caduta dei fulmini. L'augure non doveva predire quale fosse la cosa migliore da fare, ma solo se un qualcosa su cui si era già deciso incontrasse o meno l'approvazione divina. L'arte degli auguri era chiamata "augùrio" o "auspìcio".



In attesa della sentenza definitiva della Corte di Strasburgo sul crocifisso, osserviamo con interesse come in alcuni Paesi, primo fra tutti ovviamente il nostro, si registri un deciso aumento dell'attività dei cattolicisti con il non dichiarato ma evidente obiettivo di imporre la religione cattolica a chiunque e ovunque possibile. Si ascoltano interventi di ogni tipo provenienti da tutti i livelli della lobby vaticaliana: da Bagnasco che è tornato recentemente proprio alla questione del crocefisso (con controcanto di stile vagamente mafioso del Presidente del Senato), ai ministri-camerieri più realisti del re -il papa-re, beninteso- che si affrettano a precedere ogni desiderio prima ancora che venga desiderato dal reame pontificio, per esempio il Ministro della Pubblica (d)Istruzione Mariastella Gelmini, sposatasi incinta e quindi formalmente nel peccato (fino al matrimonio riparatore) ma tanto devota, che non paga di aver ottenuto che l'insegnamento della religione cattolica faccia media coi voti delle altre materie, non paga di ostacolare in tutti i modi l'ora alternativa creando di fatto una discriminazione nei confronti di quegli studenti che non vogliono avvalersi di tale 'insegnamento' e creando di fatto una situazione anticostituzionale, adesso vorrebbe procedere all'inserimento dello studio della Bibbia ('appaltato' a una associazione cattolica come Biblia) nei programmi nientemeno che di italiano. Mi domando se oltretevere avrebbero mai sperato tanto.
C'é da dire che in effetti studiare la Bibbia come un classico della letteratura come l'Iliade e l'Odissea rimetterebbe quel libro nella sua corretta dimensione, cioé quella di 'semplice' letteratura, ma non è questo il punto. E' evidente il consolidamento della tendenza che io definirei eversiva se non altro in termini metaforici, di distruggere, oltre all'informazione, il comparto dell'istruzione pubblica con la scusa del risparmio (benedetta crisi mondiale, quale meraviglioso pretesto per i picconatori di popoli e culture liberali occidentali!), ma in realtà per ottenere a media-lunga scadenza un popolo più ignorante, con un valore di senso critico e capacità di analisi più basso, scomparsa della memoria storica, insomma, più facilmente suggestionabile e controllabile. Cosa che fa evidentemente il gioco anche della religione, che del resto per lunghi secoli ha violentemente escluso il popolino dallo studio persino dei suoi testi sacri per riservarlo ai sacerdoti.

Le statistiche dicono chiaramente che le nuove generazioni si allontanano sempre di più dalla religione, la secolarizzazione avanza e con lei un sano sentimento di diffidenza verso la Chiesa e la religione, agevolato ovviamente dalla piaga dei religiosi pedofili, tutto ciò mette evidentemente a rischio l'egemonia culturale e politica della chiesa cattolica e della sua dottrina e tradizione in un Paese dove si va alla televisione pubblica che dedica un intero canale al Vaticano fino al quiz serale di Gerry Scotti dove c'é sempre (dico: sempre) la domanda di religione; la secolarizzazione avanza, dicevamo, e allora oltretevere ci si ingegna come si può per sopravvivere.
In realtà il metodo è sempre lo stesso, collaudato in millenni di storia: la compromissione col potere temporale, una volta l'Impero Romano, poi la teocrazia via via fino ad arrivare prima al regno e poi alla attuale Repubblica, passando per ogni forma di governo o regime dittatoriale, basta che l'ideologia e tutti i relativi 'benefits' possano sopravvivere o addirittura imporsi malgrado l'evoluzione dei costumi, della cultura e della scienza. Anche a scapito della coerenza con la loro stessa spiritualità, che vorrebbe che a Cesare fosse dato il suo, perché al -presunto- dio serve altro.

Su scala continentale, si è tanto parlato delle "radici europee", non menzionate finora nella nascenda Costituzione "per colpa dei fanatici laicisti" (in un europarlamento a maggioranza Popolare?), che secondo molti di lorsignori sarebbero esclusivamente giudaico-cristiane.
L'Europa in realtà ha una moltitudine di radici, dapprima animiste, poi il paganesimo dell'era classica, il cui eco ancora sopravvive nella nostra cultura in una moltitudine di forme (ricordiamocelo ogni volta che ci scambiamo gli 'auguri', vedi introduzione all'articolo), poi la cultura giuridica greco-romana, sotto la quale si è realizzata la prima effettiva unità politica continentale, solo dopo è arrivato il cristianesimo -imposto con la violenza e poi per decreto appena 1700 anni fa- ma c'é stata anche la riforma protestante, c'é stato l'Islam, e infine l'Illuminismo e il pensiero laico.

Perché, quindi, si dovrebbero citare solo le radici cristiane? Un grande albero per restare saldo ha bisogno di molte radici, non di una sola, la botanica ce lo insegna.
Un giorno potrebbe accadere che la religione di maggioranza non sia più la 'nostra', e non vorrei che quel giorno dovremo rimpiangere di non aver mai costruito uno Stato -nazionale e continentale- veramente laico e neutrale: un bell'esempio è la recente notizia della pronuncia del tribunale civile del Kenya che ha dichiarato illegali i tribunali islamici ribadendo la laicità dello Stato; guarda caso, le chiese cristiane sono d'accordo.
Perché, dicevo, si dovrebbero citare solo le radici cristiane? Per lo stesso motivo per cui qui in Italia si cerca di introdurre con l'astuzia e con la prepotenza l'indottrinamento cattolicista a ogni livello possibile, come abbiamo visto si sta cercando di fare con la scuola pubblica: si torna all'imposizione fraudolenta quando ormai ha perso forza spontanea.
Siamo quindi in presenza di un ideologismo assolutista; ben assecondato da una classe politica appoggiata da minoranze nostalgiche sempre più lontana dal popolo, smarrita dentro il palazzo fortificato, con tutti che guardano alla convenienza del momento e non ricordano i drammi che l'imposizione di una ideologia unica ha sempre causato. Per questo è importante vigilare e cogliere tutti i segnali di questo tentativo di restaurazione che se si compirà, sarà sulla nostra pelle.

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